Profondo choc nel 2020 in tutta Europa in tema di flussi turistici. I dati provvisori dell'Italia relativi ai primi nove mesi dell'anno, peraltro in linea con il trend europeo, fanno infatti registrare -50,9% sul 2019, con quasi 192 milioni di presenze in meno.

Il comparto alberghiero è quello in maggiore sofferenza: le presenze registrate nei primi nove mesi del 2020 sono meno della metà (il 46%) di quelle rilevate nel 2019, mentre quelle del settore extra-alberghiero il 54,4%. A confermarlo i dati Istat sul Movimento turistico in Italia.

A livello territoriale, i dati dei primi nove mesi del 2020 indicano inoltre che le flessioni più consistenti delle presenze hanno interessato maggiormente proprio le Isole, con un -62,7% rispetto all’anno precedente, quindi le regioni del Nordovest che fanno segnare -61,9%.

Profondo rosso per tutti i principali dati diffusi: calano del 68,6% le presenze di turisti stranieri (erano 190 milioni nel 2019). Molto danneggiate le grandi città d'arte che registrano un crollo del 73,2% delle presenze mentre nel 2019 erano state circa un quinto delle presenze totali. Diminuiscono drasticamente i viaggi degli italiani per motivi di lavoro (-59%) e, in misura minore ma comunque ampia, quelli per vacanze (-23%).

FEDERTURISMO - "I dati dell'Istat confermano come il turismo sia il settore più duramente colpito dalla pandemia. E i vari Dpcm che si sono susseguiti con le ultime strette di fine anno hanno avuto un impatto devastante su tutta la filiera che non è stata finora supportata con misure adeguate". A dirlo è la presidente di Ferturismo Confindustria, Marina Lalli. "Gli 11 miliardi di cui parla il ministro Franceschini non li abbiamo visti - aggiunge - e in ogni caso la situazione è talmente grave che, se anche fossero stati stanziati, non sarebbero comunque sufficienti a risollevare il comparto e a coprire le perdite subite. L'industria italiana del turismo è allo stremo, non ha più tempo di aspettare, urgono aiuti immediati".

(Unioneonline/v.l.)
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