Primo accordo nel governo sulla riforma del fisco.

Nel tavolo convocato dal ministro dell’Economia Daniele Franco è stata raggiunta l’intesa da parte delle forze politiche della maggioranza su alcune misure chiave che riguarderanno gli otto miliardi previsti in manovra per il taglio delle tasse: per l'Irpef si passerà da cinque a quattro scaglioni, con benefici soprattutto per i percettori di redditi medi, mentre le imprese individuali e le partite Iva non dovranno più compilare il quadrante Irap, perché per loro e per le start-up l’imposta verrà abolita.

I due interventi costeranno rispettivamente sette e un miliardo.

Nel dettaglio, per quanto riguarda l’imposta sui redditi, verrà abolito lo scaglione al 41%; fino a 15mila euro l’aliquota sarà al 23%, da 15 a 28mila euro scenderà di due punti e arriverà al 25%. I redditi da 28 a 50mila euro, invece, avranno un imponibile del 35% (tre punti di taglio) mentre oltre i 50mila euro scatterà la trattenuta al 43%.

Secondo le prime simulazioni, i redditi imponibili fino a 20mila euro risparmieranno 100 euro l’anno, mentre quelli fino a 30mila 320 euro. Ad avere il risparmio massimo sarà chi ha un’imponibile di 50mila euro (920 euro l’anno); la cifra infatti tornerà a scendere per la fascia da 60mila euro (570 euro).

Ci sarà poi un riordino delle detrazioni, che riassorbiranno anche il bonus Renzi, inizialmente pari 80 euro, poi diventati 100.

Critiche alla riforma sono arrivate dalle associazioni di categoria, ma anche dai rappresentanti dei lavoratori.

Da una parte Confindustria ha parlato di "scelte senza visione sul futuro", dall’altra i sindacati si sono detti non soddisfatti dell’accordo: se la Cgil attende di essere convocata da Draghi per discutere il dossier, la Uil sostiene che “intervenire sulle aliquote non aiuta i lavoratori”.

(Unioneonline/F)

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