Progettano l’assalto come se nel mare di Sardegna non ci fosse un domani. Pianificano la grande abbuffata con l’ingordigia di chi non vuole lasciare niente agli altri. Colossi e profittatori, divoratori seriali di denaro pubblico e di incentivi di Stato, nomi altisonanti e tanti signor nessuno diventati di colpo esperti di vento d’alto mare. La mossa del Ministero della fantomatica Transizione ecologica di pubblicare l’elenco dei “concorrenti” per l’eolico offshore, quello sulle onde del mare cobalto della Sardegna e del resto d’Italia, è un’arma a doppio taglio.

Il boomerang

Da una parte il dicastero che fu dell’ambiente cerca di comunicare l’efficienza di chi vuole imbrigliare ad ogni costo l’ululato del vento in mezzo al mare e dall’altra, invece, fa emergere un quadro spaventoso di affaristi del vento pronti a sbancare come niente il bancomat ecologista del Recovery Plan. Il sito del Ministero ha spazio a sufficienza per la propaganda, ma lascia aperto un capitolo che non ha precedenti in uno Stato di diritto. Senza indicare alcuna procedura, senza pretendere requisiti e solide fondamenta societarie ed economiche, il più potente degli uomini del governo Draghi, il Ministro Roberto Cingolani, ha lanciato una manifestazione di interesse per coloro che vogliono invadere con pale eoliche galleggianti, alte anche 300 metri, il mare della Sardegna e non solo. Una procedura tanto confusa quanto surreale per investimenti miliardari accompagnati da altrettanti miliardardi incentivi da dilapidare sull’altare del vento di mare. Eppure, senza rendersi nemmeno conto di quanto stava pubblicando, il Ministero scopre inconsapevolmente le carte fasulle di quelle “offerte” di interesse da cui emergono dati sconcertanti e disarmanti.

Novella 2021

Il proclama di Stato, pubblicato nel gelido sito governativo, esclama un titolo da Novella 2021: «Ecco chi ha risposto al bando del Ministero». Come dire, ecco la notizia che conferma: stiamo facendo sul serio, ci sono già i nomi di chi vuole far galleggiare in mezzo al mare pale colossali, alte come 100 piani di un grattacielo. Il governo dei professori, però, si è scordato di andare a vedere chi si è candidato a questa ennesima abbuffata, tutta da far pagare alle bollette dei cittadini. C’è di tutto e di più. Il comunicato stampa ministeriale è già di per sé un capolavoro di alterazione delle procedure di Stato. I comunicatori del Palazzo scrivono: «Il Ministero della Transizione Ecologica sta proseguendo i propri lavori volti a favorire lo sviluppo di una nuova generazione di impianti offshore galleggianti, collocati al largo delle coste italiane e quindi privi, di fatto, di impatti paesaggistici».

Signorotti del paesaggio

Dunque, quattro signorotti dietro una scrivania del Ministero della Transizione Ecologica, anziché limitarsi ad una comunicazione asettica, si possono permettere, senza competenze e senza alcuna istruttoria, di decretare che questi mostri in mezzo al mare non avranno alcun impatto paesaggistico. Come se in tempo di Covid, oltre ad imporre il green pass, il Governo avesse disposto anche la cancellazione della Commissione di Valutazione di Impatto Ambientale e anche le competenze esclusive e concorrenti delle Regioni, a maggior ragione quelle a Statuto Speciale come la Sardegna, in materia ambientale e paesaggistica. Il vento del mare, oltre ad aver spazzato via ogni regola paesaggistica, sta cancellando anche le regole elementari della pubblica amministrazione introducendo una negoziazione tra privati e Ministero fuori da ogni controllo e totalmente scevra da procedure certe e codificate. Non solo lo fanno, ma al Ministero arrivano persino a scriverlo: «In particolare, si sta concludendo il primo giro di incontri bilaterali con le singole società e i gruppi di società proponenti. E’ già previsto un ulteriore giro di riunioni per valorizzare le possibili sinergie derivanti dalla previsione di più impianti nelle medesime aree di mare, d’intesa fra i proponenti, e per condividere lo stato dei lavori con le associazioni di tutela ambientale e gli altri soggetti partecipanti».

L’arrembaggio

A dominare il tutto è l’arrembaggio progettuale ed economico, visto che lo stesso Ministero ammette che i proponenti avrebbero presentato «impianti nelle medesime aree di mare». In pratica, al contrario di una pianificazione preventiva dello Stato e delle Regioni per l’individuazione delle aree dove tali impianti potrebbero essere proposti, si è lasciato campo libero ad un’occupazione manu militari. Con la logica del Far West, si sono occupate imponenti porzioni di mare sulle coste sarde, poco importa se davanti all’Isola di Carloforte o di Serpentara, nel Golfo degli Angeli a Cagliari o sulla foce del fiume Temo a Bosa, davanti alla Costa Smeralda o a ridosso della spiaggia di S’Archittu.

Propaganda di Stato

Il Ministero con uno slancio propagandistico d’altri tempi annuncia, senza timore di verifiche sugli interlocutori, che sono pervenute 64 manifestazioni di interesse, di cui 55 da parte di imprese e associazioni di imprese, 3 da parte di associazioni di tutela ambientale (WWF, Legambiente e Greenpeace) e 7 da altri soggetti (ANEV, Elettricità futura, CNA, CGIL, Università Politecnico di Torino, OWEMES – associazione di ricercatori, CIRSAM – Consorzio Internazionale per lo sviluppo e ricerca Adriatico e Mediterraneo).

Assalto all’Isola

I dettagli divulgati sono disarmanti: «Almeno 20 delle manifestazioni d’interesse hanno proposto progetti circostanziati, che in numerosi casi prevedono impianti flottanti collocati oltre le 12 miglia. In totale, sono stati esaminati 40 progetti di impianti eolici offshore flottanti, prevalentemente localizzati al largo della Sicilia e della Sardegna (più di 20), lungo la costa Adriatica (più di 10) e, per la restante parte, distribuiti tra Ionio e Tirreno». Dunque, tra Sardegna e Sicilia sono ben 20 le proposte avanzate da altrettante fantomatiche società, visto che il Ministero si guarda bene dall’attribuire un progetto ad ogni singola società. Un quadro che conferma i contenuti dell’inchiesta dell’Unione Sarda che nelle scorse settimane aveva svelato il piano di invasione a mare pubblicando in esclusiva i piani di connessione degli impianti offshore con Terna e la Sardegna. Quelli che mancavano all’appello erano i nomi di tanti aspiranti al vento d’alto mare. Il quadro ora, seppur a grandi linee, lascia emergere la grande corsa messa in campo, senza regole e senza un progetto strategico, per gestire senza pudore la Transizione Ecologica.

Dilettanti del vento

Che l’approccio risulti superficiale e dilettantesco emerge da un semplice riscontro sul numero delle società divulgato dal Ministero e sull’inconsistenza societaria e finanziaria di una buona parte dei “concorrenti”. La domanda è obbligata: si sono accorti, per esempio, che nell’elenco divulgato ci sono società con un capitale sociale di 2.500 euro? Giusto per fare un nome: “Seawind Italia”, costituita in un luogo imprecisato della zona industriale di Portovesme, registrata alla Camera di Commercio di Cagliari l’11 gennaio di quest’anno. Stato della società: inattiva. Rappresentante dell’impresa Vincenzo D’Elia da Palermo, capitale sociale duemila e cinquecento euro, socio azionista al 100% la “Seawind Ocean Technology Holding” con sede ad Amsterdam, Paesi Bassi. Un mix esplosivo.

Mister Carnevale

Il primatista delle domande, invece, è una vecchia conoscenza: Giuseppe Gino Carnevale. E’ lui che ha contribuito in modo esponenziale a far credere al Ministero che il bando fosse stato un successo. Lui da solo, ad una prima verifica, risulta essere depositario di almeno tre istanze. La più originale è “Nurax Wind Power”, un richiamo tutto nuragico, per una società con sede a Milano, al numero 2 di corso Vercelli. In questo caso il capitale interamente versato è di “ben” 3 mila euro.

Carloforte e Porto Flavia

Peccato che al Ministero non si siano accorti che Mister Carnevale, nella stessa sede lombarda, ha registrato anche altre due concorrenti per il vento di mare, la “7 Seas Wind Power”, capitale da 80 mila euro e la “Ichnusa Wind Power”, capitale versato 10 mila euro, società che ha presentato un progetto per costruire davanti a Carloforte e Porto Flavia una selva di pale eoliche da 300 metri d’altezza. Intrecci ventosi, società appena costituite e colossi di primo piano, dall’Ansaldo energia all’Edison, dall’Eni alla ERG, dalle Falck Renewables a Fincantieri, da Leonardo a Sorgenia. La grande abbuffata sul mare di Sardegna sta salpando, con tanti segreti e mille intrecci tutti ancora da svelare.

(1.continua)

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