Dopo la comparsa del sierotipo 3 della Blue tongue, per gli allevatori di bovini dell'Isola è tornato l'incubo del blocco delle esportazioni.

Un'operazione che potrebbe creare danni economici ingenti a un settore che si basa proprio sull'export dei vitelli da ingrasso e che è stata al centro dell'incontro promosso ieri da Coldiretti Sardegna a Sant'Antonio di Gallura.

Il sierotipo 3 è stato rilevato dal centro di referenza di Teramo nei giorni scorsi per la prima volta in Sardegna (precedentemente era stato accertato in Sicilia), dove sarebbe arrivato dall?Africa tramite insetti infetti.

Al momento non esistono in commercio dei vaccini per contrastarlo, per questo è necessario ricorrere all'esame PCR (analisi del sangue indicatore generale di un'infiammazione) prima di poter avere il via libera per il trasferire dei bovini fuori dalla Sardegna.

Un iter dal costo 28 euro a capo, troppo oneroso secondo l'associazione di categoria.

Per questo Coldiretti Sardegna ha richiesto l'intervento della Regione per abbatterne i costi.

"Ci appelliamo all'Assessore alla Sanità - ha affermato il presidente Battista Cualbu - affinché si attivi presso il ministero della Salute per sperimentare un vaccino adeguato per contrastare il sierotipo 3. Allo stesso tempo chiediamo un intervento di 100mila euro per abbattere i costi dell'esame della PCR di circa 5 mila capi consentendo nell'immediato di sbloccare la movimentazione".

"È anche necessario attivare dei protocolli tra Sardegna Regioni di arrivo del bestiame e Ministero stesso, che agevolino lo spostamento dei bovini", ha poi aggiunto il direttore Luca Saba.

(Unioneonline/F)
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