La ripresa si consolida e le spinte inflazionistiche si rafforzano, ma non ancora abbastanza per prendere in esame un rialzo dei tassi di interesse, almeno a breve. Anzi, i livelli potrebbero essere ulteriormente abbassati, se necessario.

Il bollettino della Banca centrale europea conferma i recenti giudizi di Mario Draghi e ribadisce che la deflazione dell'area euro non è ancora sconfitta. Motivo per cui l'istituto di Francoforte ha deciso nell'ultimo Consiglio direttivo di lasciare invariati i tassi, mentre "continua ad attendersi che rimangano sui livelli pari o inferiori a quelli attuali per un prolungato periodo di tempo, ben oltre l’orizzonte degli acquisti netti di attività" (cioè del programma di quantitative easing).

ACQUISTO TITOLI OLTRE IL 2017 - Per assicurare "un ritorno durevole dell’inflazione verso livelli inferiori ma prossimi al 2%” (il target dichiarato dall’Eurotower) il Consiglio sarebbe infatti pronto a incrementare il programma di "in termini di entità e/o durata". Tradotto: il ritmo di acquisti titoli, che a partire dal prossimo aprile è stato fissato a 60 miliardi mensili (dagli 80 precedenti), potrà proseguire anche oltre l'attuale scadenza di fine dicembre 2017.

"I rischi per le prospettive di crescita dell'area sono divenuti meno pronunciati - si legge nel bollettino - ma restano orientati verso il basso e sono connessi principalmente a fattori globali".

DEBITO ITALIANO IL PIÚ VENDUTO - Guardando i numeri sui deflussi netti di investimenti di portafoglio per i Paesi dell'Eurozona, si evidenzia che nel 2016 le maggiori vendite nette di titoli di debito da parte di investitori esteri sono state registrate in Italia (4,1% del Pil), seguita dalla Germania (3,1%) e dalla Spagna (1,8%). Mentre gli investitori esteri hanno comprato titoli francesi (con acquisti netti pari all'1,2%).

RECORD DI PRESTITI ALLE BANCHE - La Bce ha anche fornito le cifre della quarta e ultima operazione di "Tltro-2", acronimo che sta per "Targeted longer-term refinancing operation" e indica le maxi-iniezioni di liquidità a lungo termine disposte a favore delle banche, per incentivarle a sostenere l'economia reale.

Nell'ultima asta di Tltro-2 è stata chiesta liquidità per 233,5 miliardi di euro, da parte di 474 banche dell'Eurozona. Con oltre un quarto delle domande (62,3 miliardi) provenienti dai principali istituti italiani: UniCredit, Intesa Sanpaolo, gruppo Iccrea, Bper, Popolare di Sondrio, Banco Bpm, Ubi Banca, Mediobanca, Credito Valtellinese, Banca Ifis e Credem.

LIQUIDITÀ A BASSO COSTO - Nel complesso, il dato di 233,5 miliardi di euro è molto superiore alle previsioni degli analisti, che avevano invece stimato una cifra di circa 100 miliardi. Gli istituti si sarebbero quindi affrettati a raccogliere fondi a quattro anni a tasso zero (che può diventare addirittura negativo, a certe condizioni).

Il Tltro-2 è stato avviato nel giugno 2016, con parametri più favorevoli rispetto al precedente Tltro (lanciato nel 2014). Ma se la prima asta di questa nuova operazione aveva raccolto domanda netta per 368 miliardi di euro, la seconda si era fermata a 45 miliardi, e la terza a 62 miliardi.
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