La Banca centrale europea lascia i tassi di interesse invariati, ai minimi storici.

Confermando le attese degli operatori, l'Eurotower ha infatti deciso di tenere il tasso di riferimento allo 0%, quello sui depositi allo 0,40% e quello marginale allo 0,25%. Ha inoltre confermato la manovra di quantitative easing (allentamento monetario) che prevede acquisti per 80 miliardi nel mese di marzo: anche se questo tetto – come già deciso – scenderà a 60 miliardi fino a dicembre.

Il Consiglio direttivo della Bce ha quindi ribadito che i tassi resteranno ai livelli attuali (o più bassi) "per un periodo di tempo prolungato e ben oltre l'orizzonte del programma di acquisto titoli" (cioè il 2017). Dicendosi altresì pronto a intervenire "se le prospettive diventassero meno favorevoli o se le condizioni finanziarie fossero non in linea con ulteriori progressi verso un adeguamento sostenuto dell'inflazione".

IL NODO INFLAZIONE - Gli interrogativi ruotano proprio intorno al dato dell'inflazione, che nell'Eurozona ha raggiunto la soglia del 2%, cioè quello formalmente in linea con il target della Bce ("inferiore ma vicino al 2%").

Per ridurre lo stimolo monetario, rallentando il programma di acquisto titoli, Francoforte guarda però all'andamento dell'inflazione "core": quella che non tiene conto dell'aumento dei prezzi dei prodotti energetici e delle materie prime non agricole. E da questo punto di vista, la percentuale è ferma allo 0,9%: dunque ancora lontana dall'obiettivo.

L'inflazione di fondo "è in ripresa", ma per consolidare il processo di crescita dei prezzi verso il target del 2% - ha spiegato il presidente della Bce, Mario Draghi - "è ancora necessaria una politica monetaria accomodante".

STIME RIVISTE - Ad ogni modo, la Banca centrale europea vede il Pil dell'area Euro in crescita dell'1,8% nel 2017, dell'1,7% nel 2018 e dell'1,6% nel 2019.

Rispetto a dicembre, quindi, "le stime sono state riviste in leggero rialzo di 0,1 punti percentuali per il 2017 e per il 2018", ha spiegato Draghi. Sottolineando come le misure straordinarie della Bce stiano sostenendo la ripresa e il credito alle famiglie e alle imprese.

"I rischi che circondano le prospettive di crescita dell'area euro - ha detto il banchiere centrale - sono diventati meno pronunciati, ma rimangono al ribasso e dipendono prevalentemente da fattori globali".

Nel frattempo, l'operazione di quantitative easing ha compiuto due anni. Era infatti il 9 marzo 2015 quando l'istituto guidato da Mario Draghi cominciò a comprare bond governativi della zona euro (ai quali si sono poi aggiunti i titoli privati, tra cui i corporate bond). Finora la Bce ha acquistato titoli di Stato per 1.412 miliardi, di cui 234 miliardi per i Btp italiani.
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