Dopo un 2021 che si è chiuso con ottime performance, le banche europee sono chiamate ad affrontare sfide importanti nel nuovo anno.

All’orizzonte ci sono prospettive incerte, per il possibile aumento dell’inflazione e per la diffusione della variante Omicron, che potrebbe rallentare la ripresa economica ed erodere i ricavi degli istituti di credito.

Secondo gli analisti di Bloomberg Intelligence, la correlazione storica tra inflazione e tassi d'interesse si troverà ad affrontare un test "severo nei prossimi trimestri". 

Con circa 2 trilioni di dollari di "partecipazioni sovrane", le prospettive di reddito delle banche della zona euro rimangono dunque legate al carovita.

La corsa della variante Omicron potrebbe confondere ancora di più il quadro, con i problemi della catena di approvvigionamento che potrebbero intaccare le prospettive di crescita, e il calo della fiducia dei consumatori se l’ipotesi di nuove chiusure dovesse prendere piede.

Nei giorni scorsi l’Abi ha chiesto a governo e Banca d'Italia di "riconfermare nella loro interezza" le misure straordinarie anti-Covid varate nel 2020, a partire dalle garanzie pubbliche sui finanziamenti.

Per quasi 700mila imprese italiane, secondo il centro studi di Unimpresa, c'è il rischio insolvenza, con un crac, in prospettiva, da 27 miliardi di euro. Sono infatti 694.894 le imprese che, a partire dal 2020, avevano sospeso le rate di prestiti bancari per un importo complessivo di 27,1 miliardi. Complessivamente le norme sui prestiti bancari, tra moratorie e garanzie pubbliche, valgono 247,6 miliardi di euro.

L'aggravarsi della pandemia potrebbe far tornare la crisi e, di conseguenza, creare "problemi alle aziende sul fronte dei rimborsi dei prestiti erogati dagli istituti di credito", spiega Unimpresa. 

(Unioneonline/F)

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