Produttori e riparatori di mobili e di complementi d’arredo ma anche tappezzieri, falegnami, realizzatori di oggetti e materiali in legno e sughero che nei loro laboratori creano e offrono prodotti e servizi per la casa, la pubblica amministrazione e le comunità.
Nell’Isola sono 856 le imprese del comparto «legno e arredo», di cui 720 artigiane (l’83,9%), che danno lavoro e opportunità a 2.156 addetti, di cui 1.563 artigiani (61,3%). 748 realtà appartengono al settore Legno (624 artigiane) mentre 108 sono relative all’Arredo (96 artigiane).

Tutte devono fare i conti con la mancanza di materie prime e il caro energia, conseguenza delle tensioni internazionali. È quanto emerge dall’analisi sulle “Imprese del legno arredo ed export” elaborata dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Sardegna, su fonte ISTAT.

«La situazione è paradossale – denuncia Confartigianato Sardegna – perché per le aziende il lavoro c’è, gli ordini arrivano ma si naviga a vista perché il sistema, ancora danneggiato dalla crisi del Covid, si scontra ora con la carenza di materiali diventati ormai difficili da reperire, cari e senza navi e container disponibili per farle arrivare nelle fabbriche. Per questo, le aziende del settore stanno cercando prodotti alternativi adatti a poter essere usati nelle produzioni, pagando anche prezzi più elevati di prima, ma questa necessità si scontra, appunto, con la possibilità di reperimento di materie prime perché si stanno esaurendo tutte le scorte. Una situazione molto complicata soprattutto per le aziende costruttrici di pannelli (utilizzati per la costruzione dei mobili), imballi in legno, tetti in legno, porte, parquet, finestre e altre parti di arredo che utilizzano il legno e temono un “effetto domino” che avrebbe effetti dirompenti».
«Le nostre aziende hanno portafogli ordini molto importanti ma non riescono a effettuare le consegne per la scarsità del legno – la conclusione – e anche per altri materiali c’è crisi: ferro, alluminio, plastiche. È tutta una catena che si sta inceppando. Nei prossimi mesi, se le cose andranno avanti così, le nostre imprese avranno difficoltà a consegnare i mobili rispettando i tempi medi e rischiamo il sorpasso dei competitor stranieri». Ma il settore «non ci sta a essere rimpiazzato dai prodotti low cost».

L’export sardo del settore, dalla pandemia a oggi, ha già modificato pesantemente il suo peso passando a 1.267.236 euro nel 2019 arrivando agli 850mila euro del 2021. Una sostanziale crescita, al contrario, si era registrata nel 2020 con 1.525.385 euro di vendite all’estero.
A livello provinciale, il maggior numero delle imprese si trova nella Sardegna del Nord (Sassari-Gallura): ben 355 attività (di cui 180 artigiane) che danno lavoro a 996 addetti. Seguono il Sud Sardegna con 151 imprese (1331 artigiane) e 383 addetti, l’area di Cagliari con 134 attività, di cui 102 realtà artigiane, per una occupazione di 380 addetti, Nuoro con 124 realtà (16 artigiane) e Oristano con 92 aziende (89 artigiane). Piccole e medie realtà isolane del settore forti di una lunga tradizione familiare nel produrre, essendo spesso imprese che si tramandano da generazioni. 
(Unioneonline/D)

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