C’è stato un tempo in cui l’Italia cresceva a livello economico a ritmi che oggi diremmo “cinesi”. Si era a cavallo degli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento, nel pieno di quello che gli storici hanno chiamato il miracolo economico italiano. Fellini girava “La dolce vita”, Roma ospitava le Olimpiadi e il Belpaese si riempiva di automobili, scooter, televisori e lavatrici. Al cinema spopolavano Alberto Sordi, Sofia Loren, Gassman, Tognazzi e la televisione era il nuovo focolare domestico.

Proprio la Tv portava nelle case degli italiani la figura di un giovanotto alto e atletico, dal sorriso contagioso e dalla parlantina irrefrenabile. Un comico, anzi un intrattenitore nato, Walter Chiari. In quegli anni averlo nel cast di un film, di uno spettacolo teatrale oppure in un programma televisivo significava automaticamente successo. E di successo Walter ne aveva tanto, sia sul palcoscenico, sia con le donne. Era il re Mida dello spettacolo, un vero protagonista che possiamo oggi conoscere a tutto tondo grazia alla bella biografia scritta a quattro mani dal figlio, Simone Annicchiarico (questo il vero cognome di Chiari) e dal giornalista Michele Sancisi: "100% Walter. Chiari. Biografia di un genio irregolare” (Baldini+Castoldi, 2024, pp. 480, anche e-book).

Ma chi era veramente Walter Chiari? In poche e curiose parole Michele Sancisi lo definisce «la dimostrazione che si può stare con i piedi per terra e la mente sulla traiettoria stellare di Peter Pan. Lui era la possibilità dell’incredibile, in cui si può, si deve credere. Era la via traversa che non ti viene insegnata né consigliata. Era un dolcissimo cattivo maestro, in un’epoca che si stava popolando di orribili cattivi maestri». Era, infatti, genio e sregolatezza, talento e ozio, verve e svagatezza.

Dino Risi, che lo ha diretto al cinema e che non ne subiva particolarmente il fascino e la personalità esuberante, così lo ha descritto: «Amico di tutti e amico sincero, innamorato dell'amore. Capace di lasciare un film per raggiungere la donna amata dall'altra parte del mondo. Generoso (morì povero), volle che fosse scritto sulla sua tomba: "Non preoccupatevi, è solo sonno arretrato”. Parlava, parlava, e, a differenza di quelli che parlano, parlano, diceva anche delle cose intelligenti».

Al di là delle definizioni, Chiari ebbe una vita straordinaria, hollywoodiana anche se ben radicata in Italia. Una vita romanzesca, anzi più vite in una sola.

Nato a Verona nel 1924 da un’umile famiglia pugliese e diventato milanese negli anni Trenta, si affermò giovanissimo come re della rivista, per poi esordire nel cinema, dove ha interpretato più di cento film, con registi del calibro di Visconti, Monicelli e il già citato Risi. Poi la Tv, con Studio Uno e Canzonissima, a fianco di un altro mito, Mina.

Per due decenni ha battuto record d’incassi del teatro brillante e riempito le pagine della stampa patinata con innumerevoli avventure sentimentali. Il libro però racconta anche l’uomo Walter Chiari, un uomo timido e romantico, segnato da lati oscuri e dipendenze dalla cocaina, al centro di clamorosi episodi giudiziari che ne hanno minato la fama. Un uomo che nonostante tutto ha saputo risollevarsi e tornare sulla cresta dell’onda, grazie all’amore del suo pubblico e a un talento destinato a giungere intatto fino a noi.

Per far nostre le parole del figlio: «Walter non era solo un uomo in carne e ossa, ma anche un fumetto, un’idea, era Errol Flynn mischiato a Jacques Cousteau. I fumetti, gli eroi e le idee non muoiono mai».

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