Se siete amanti di Quentin Tarantino, del suo cinema che gronda sangue e situazioni paradossali allora “Tequila bang bang” (Mondadori, 2022, pp. 480, anche e-book), nuovo romanzo di Veronica Pivetti, fa proprio al caso vostro.

Il libro, infatti, è un concentrato di massacri, cervelli spappolati, occhi infilzati col tacco 13, esplosioni, ammazzamenti, trappole mortali, cimici fritte da sgranocchiare come chips, sigari ripieni di droga, killer muti, centenari carogne, ottantenni ultrasexcy, traditori maldestri, in un crescendo splatter da far invidia proprio al buon Quentin.

Bastano, perciò, poche righe di trama per rendersi conto che siamo lontani da ogni terreno reale e che Veronica Pivetti vuole farci entrare a piedi uniti e senza alcuna cintura di sicurezza nel territorio della fantasia più sfrenata proprio come ama fare con i suoi film Tarantino.

La copertina del libro
La copertina del libro
La copertina del libro

Protagoniste di questa scorribanda messicana della brava attrice/scrittrice milanese sono tre donne molto particolari: la protagonista, Jole, il suo ex marito che ha cambiato sesso divenendo felicemente Corinna, e sua madre. In sintesi, l’ingenua, il bello diventato la bella e la perfida. Quest’ultima, genitrice degenerata, algida e chiccosissima donna d’affari, traffica coi narcos messicani, finché l’ignara Jole, ex ballerina del Crazy Horse, mentre mamma è in Messico, trova un cadavere senza testa nel suo appartamento e l’ex marito – ora Corinna – l’aiuta a sbarazzarsene. Così facendo finiscono tutt’e due nelle grinfie dei criminali, che le rapiscono e le portano a Mexico City, dal boss dei boss Xavier, detto “la Tumba”, amante segreto dell’anziana madre. Da quel momento Veronica Pivetti preme il pedale dell’acceleratore e piovono pallottole, coltellate, fucilate, esplosioni, crollano capannoni pieni di droga mentre la droga stessa sparisce e tutti muoiono come mosche. E in questo putiferio le nostre eroine riescono a scappare, sempre più lacere e sanguinanti nei loro abiti griffati e Louboutin tacco 13, per finire fra le fauci vendicative di bande criminali sempre più feroci e violente.

Insomma, una storia non per tutti i gusti e non per tutti i momenti dell’anno. Certo adatta a rilassarsi su una spiaggia, sui monti oppure quando si ha voglia di staccare semplicemente dalla realtà, una realtà che a volte è molto più cruda di una tequila bang bang letteraria.

A queste condizioni il marasma grandguignolesco creato dall’autrice ha un effetto inaspettato: mette di buon umore. Ed è più di quanto facciano tanti libri di autori e autrici ben più celebrati e paludati.

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