Tra Cinquecento e Seicento, nell’Italia del Nord, e in particolare lungo buona parte dell’arco alpino - regioni in cui era più facile che le popolazioni entrassero in contatto con l’espansione del protestantesimo - vennero costruiti numerosi Sacri monti, mete di pellegrinaggi popolari. Al Sacro monte, il santuario posto in cima alla vetta, si giungeva (e si giunge, dato che ancora esistono) dopo aver percorso una strada dove sorgevano cappelle votive che ricordavano, con statue di grande effetto emotivo, gli episodi della Passione di Gesù Cristo.

Rappresentavano, i Sacri monti, un percorso ideale grazie al quale i fedeli potevano rivivere gli eventi precedenti alla Pasqua. Potevano immedesimarsi nei protagonisti della Via Crucis e si avvicinavano concretamente al grande mistero della fede cristiana: la morte e la resurrezione di Gesù.

È in fondo lo stesso percorso - in questo caso letterario, poetico e spirituale - che ci viene proposto dall’ultimo libro di Silvana Ceruti "Il loro sguardo” (La Vita Felice, 2022, pp. 128) in cui l’autrice ripercorre la Passione e la Resurrezione di Cristo attraverso gli occhi e le parole di alcuni protagonisti di quegli eventi fondamentali.

La copertina del libro
La copertina del libro
La copertina del libro

A fare da narratori sono naturalmente i discepoli di Gesù - in particolar modo Pietro, Giovanni, Tommaso e Giuda Iscariota – Maria, la Maddalena e Cristo stesso mentre è in raccoglimento nell’orto del Getsemani, poco prima di essere arrestato. A parlarci sono però soprattutto personaggi meno rilevanti oppure del tutto sconosciuti come un giovinetto presente per caso oppure un servo o la moglie di Pilato. Personaggi che paiono volerci ricordare come gli eventi di più di duemila anni fa riguardano tutti e in qualche modo interrogano il credente e anche coloro che non si riconoscono nelle fede in Cristo.

Come in una sacra rappresentazione oppure in una tragedia della Grecia classica Silvana Ceruti dipana, infatti, una storia dolorosamente umana in cui violenza, dolore, tradimento e ingiustizia si intrecciano al coraggio, alla volontà e alla speranza. Offre al lettore la possibilità di percorrere fino in fondo una personale salita al Sacro Monte, per poi passare anche oltre…alla tomba vuota e al Cristo che vince la morte e restituisce vita a tutti quelli che lo avevano considerato vinto sulla croce. Lo sguardo dei discepoli dopo la Resurrezione restituisce il significato più concreto e profondo della Pasqua: essere un passaggio che ogni essere umano è chiamato a compiere, quello attraverso il dolore e la sconfitta per giungere a qualcosa di più importante. Un qualcosa che per il credente è Dio.

Emerge così un’ideale di fede come qualcosa di molto concreto, un cammino, un muoversi verso qualcosa, un inseguire che si realizza in quella Pasqua che è la vita di tutti i giorni. Viene allora in mente un verso della poetessa americana Emily Dickinson: "Chi non ha trovato il cielo quaggiù, lo mancherà anche lassù".

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