La sua è una delle figure più significative della storia della Sardegna. Una personalità acuta, curiosa e sempre pronta a cogliere dai suoi studi stimoli per proseguire nella propria ricerca. Una ricerca, quella del Canonico Giovanni Spano, al centro del convegno di studi cominciato questa mattina, organizzato dal Dipartimento di Lettere, Lingue e Beni Culturali dell’Università di Cagliari in aula Coroneo in Cittadella dei Musei in piazza Arsenale nel capoluogo.

Un convegno, con il coordinamento scientifico di Eleonora Todde e Nicoletta Usai, che celebra i 145 anni dalla morte di un uomo che dell’amore per la cultura, la ricerca e tematiche come l’archeologia, la linguistica e le tradizioni popolari ha fatto tratti distintivi di assoluto rilievo.

Nel corso della mattinata sono stati tanti gli interventi di rilievo da parte di esponenti di spicco del mondo accademico tra cui Luciano Marrocu  che si è soffermato sull’iniziazione del Canonico Spano e sugli anni trascorsi a Roma. «Durante gli anni all’università di Sassari – ha sottolineato Marrocu – nello Spano si è fatta sempre più forte la vocazione agli studi, tanto che partecipò al concorso di dottorato in filosofia che però non ebbe un esito positivo. Nonostante ciò, non si abbandonò di certo a vittimismi e decise di partire alla volta di Roma così da mettersi alla prova e compiere un significativo salto di qualità».

Sono stati tanti gli aneddoti su cui si è focalizzato Marrocu riguardo gli anni romani. «La permanenza a Roma dello Spano si rivelò meno difficile del previsto anche se non mancarono le difficoltà. Ad esempio, un giorno mentre camminava si trovò nel bel mezzo di un gruppo di persone che lanciavano sassi al suo passaggio, oppure ebbe un diverbio con una commerciante da cui acquistò della frutta e che lo derise per la sua cadenza sarda. Ma nonostante ciò, lo Spano non perse mai entusiasmo e fiducia: furono cruciali, in  quegli anni, le lezioni private di ebraico testimonianza preziosa del suo interesse verso il plurilinguismo».

Marrocu, nel corso del suo intervento, ha sottolineato anche l’attaccamento del Canonico per la proprie radici e le proprie origini. «Durante le vacanze estive, infatti, tornava a Ploaghe dove si dedicava totalmente ai suoi approfondimenti. La sua vocazione allo studio era di grandissima modernità, il Canonico Spano può essere definito a tutti gli effetti l’inventore degli studi sardi». Attilio Mastino, invece, collegato da remoto da Sassari ha esaminato le novità dell’epistolario di Giovanni Spano, ricordando inoltre il viaggio in Sardegna del Premio Nobel per la Letteratura Theodor Mommsen tra il 13 e il 27 ottobre 1877. «In quella occasione Mommsen – ha fatto presente Mastino – soggiornò a Sassari per tre giorni per poi spostarsi proprio nella Ploaghe di Spano».

Tra gli argomenti più significativi analizzati, spicca da parte di Luca Lecis il rapporto tra lo Spano e l’allora arcivescovo di Cagliari Emanuele Marongiu Nurra. «Marongiu Nurra fu una figura fondamentale per la formazione dello Spano – ha aggiunto Lecis -. Lo nominò nel 1842 Canonico della Diocesi di Villaspeciosa, al tempo la più povera: inizialmente lo Spano non prese bene questa decisione ma Marongiu Nurra lo convinse che per lui quella sarebbe stata una grande occasione per sviluppare in totale libertà la sua passione per l’archeologia e l’etnologia». Un rapporto profondo proseguito anche durante i sedici anni di ‘’esilio’’ a Roma di Marongiu Nurra. «Marongiu Nurra è stato un grande punto di riferimento per lo Spano – ha concluso Lecis -. Era uomo di fede, contraddistinto da una notevole coscienza critica e da un instancabile attivismo. Nell’epistolario tra i due si discuteva non solo di temi culturali ma anche di politica».

Domani giornata conclusiva con inizio alle 9: tra i temi che verranno affrontati ci saranno gli studi storico artistici sull’Isola da parte dello Spano, la rappresentazione pittorica e a stampa del costume tradizionale sardo all’epoca dello Spano e la sua attività di lessicografo, dialettologo e demologo.

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