Davide Longo è narratore sagace, abile nell’alternare ai toni cupi, quasi claustrofobici delle vicende che racconta la sottile ironia che caratterizza i due protagonisti dei suoi romanzi noir, il commissario Vincenzo Arcadipane e l’ex commissario Corso Bramard. La loro saga, iniziata nel 2014 e giunta oramai al quinto capitolo, li vede muoversi tra gli intrighi e i crudeli misteri della Torino contemporanea. Arcadipane sempre più disincantato, al limite della disillusione, Bramard capace di intuizioni precluse ai più, nonostante la sua vita sia stata segnata da tragedie che l’hanno cambiata in maniera irreversibile.

Nell’ultimo romanzo della serie, “Requiem di provincia” (Einaudi, 2023, pp. 496, anche e-book) ritroviamo i due protagonisti all’inizio del loro sodalizio. È il 1987, Corso Bramard è ancora commissario di polizia e Vincenzo Arcadipane è il suo braccio destro. L’ispettore Arcapidipane quasi ogni notte recupera il suo superiore, distrutto dopo l’assassinio della moglie e della figlia, nelle osterie per rimetterlo in sesto e assicurarsi che il mattino dopo si presenti in questura. Sebbene in questo periodo la sua mente sia spesso annebbiata dall’alcol, nessuno penserebbe di fare a meno dell’acume di Bramard, soprattutto nel momento in cui sui tavoli della questura si materializza un fascicolo scottante: un dirigente di un grande gruppo industriale è in coma con un proiettile nella testa. Qualcuno col viso coperto da un passamontagna gli ha sparato a sangue freddo sul pianerottolo di casa. La vittima è Eric Delarue, poco più di cinquant’anni, origini francesi, bello, istrionico, di successo, sposato con una donna ricca: un po’ per sfotterlo, un po’ per invidia, gli operai della fabbrica di cui era il responsabile lo chiamavano Julio, come il cantante spagnolo Julio Iglesias di cui possiede l’irresistibile sorriso. Il suo ferimento mette in subbuglio l’intera provincia perché che si spari a così a sangue freddo non è cosa che capiti spesso tra le brume torinesi.

Chi poteva odiare tanto al punto da sparare a Delarue sulla porta di casa? Arriva la rivendicazione di un gruppo terroristico e molti in questura sono convinti di aver chiuso il caso. Bramard però non è d’accordo e si mette a indagare a suo modo…pensando in silenzio, facendo domande all’apparenza strampalate, tessendo collegamenti che solo lui poi riesce a trasformare in un ordito logico.

La copertina del libro
La copertina del libro

La copertina del libro

Accompagnato dal fido Arcadipane, si troverà così a muoversi tra i misteri del mondo di provincia dove è avvenuto il fatto e i troppi silenzi della Torino dell’alta borghesia, dove vizi e malizie sono peccati inconfessabili, anche se ben noti a tanti.

Un caso davvero complesso quello del ferimento di Delarue, la cui soluzione porterà Bramard e Arcadipane a fare i conti con tutte le sfumature della parola giustizia e porterà i due protagonisti a fare delle scelte a cui poi non potranno sottrarsi per tutto il resto della loro vita.

© Riproduzione riservata