Anno del Signore 1700: l’artigiano Bartolomeo Cristofori realizza, nella sua bottega fiorentina, il primo “gravicembalo col piano e col forte”. Rispetto al clavicembalo tradizionale, la novità principale riguardava la possibilità di influenzare la qualità del suono mediante il tocco, come dice il nome stesso dello strumento: esso variava, infatti, a seconda del modo e della velocità con cui il martelletto percuote la corda. Può essere quindi “forte” oppure “piano”. Nessuno può ancora immaginare come quel prototipo rappresenti lo stadio embrionale di una rivoluzione che scuoterà alle fondamenta il mondo della musica, dando origine allo strumento più iconico (e amato) di sempre: il pianoforte. La diffusione di questo strumento innovativo, originariamente noto come “fortepiano”, avvenne poi a partire dalla seconda metà del XVIII secolo, quando compositori come Mozart, Haydn e Clementi cominciarono a scrivere musica per essere eseguita dal pianoforte, senza l’ausilio di alcun altro strumento. La sua affermazione condusse alla scomparsa dei suoi antenati, il già citato clavicembalo e il clavicordo.

La copertina del libro
La copertina del libro
La copertina del libro

Nel volume Galassia Pianoforte (il Saggiatore, 2025, pp. 480, anche e-book) il saggista e critico musicale Enzo Beacco ci racconta proprio di questo incredibile marchingegno musicale e dei tanti compositori, interpreti e costruttori che ne hanno scritto la storia.

Solo per fare un esempio, il pianoforte è lo strumento che incarna più di ogni altro lo spirito del Romanticismo in ambito musicale, per la quantità di gradazioni d’intensità e timbro di cui è capace e per l’elemento lirico e soggettivo legato alla presenza di un unico esecutore. Il pianoforte permetteva a compositori e musicisti virtuosismi che ben si legavano all’animo romantico, così teso verso l’assoluto e pronto a cogliere il massimo dalle emozioni.

Ma si tratta solo di un piccolo tratto della vicenda del pianoforte, una vicenda lunga più di tre secoli, popolata da personaggi pionieristici e affascinanti come Domenico Scarlatti e J.S. Bach, innovatori esaltanti quali Ludwig van Beethoven, Robert Schumann e Scott Joplin, e superbi interpreti del calibro di Martha Argerich, Maurizio Pollini e Lang Lang; senza dimenticare quel microcosmo – spesso sconosciuto – di artigiani, mercanti e accordatori che rappresentano i custodi silenziosi di un’arte immortale e in perenne trasformazione. Dai bagliori dei teatri all’intimità del suono riprodotto in cuffia, dall’austerità delle sale da concerto allo scintillio del cinema, le sonorità del pianoforte hanno permeato quelle dell’intero pianeta, in un costante arricchimento di repertorio e di innovazione tecnica.

Galassia Pianoforte ci permette di orientarci in questo universo sconfinato, descrivendo i molti modi in cui questo strumento ha accompagnato – e talvolta dettato – i mutamenti di società e popoli, le mode e i gusti, come poche altre invenzioni hanno fatto prima. Un libro tutto da assaporare, un libro che ci ricorda come la musica non sia una cosa astratta e impalpabile, ma l’incontro stupefacente e inimitabile di polpastrelli e avorio, muscoli e legno, orecchie e diodi; di tutto ciò che accade quando ci si siede in silenzio davanti a 88 tasti bianchi e neri. Come ha scritto un artista e musicista come Alberto Savinio: «Tutti gli strumenti sono più o meno dei nobili decaduti. Il solo pianoforte si salva da questa condizione pietosa e disperata. Il pianoforte è lo strumento moderno per eccellenza: lo strumento nostro. La sua voce è precisa, rigorosa. Il suo aspetto medesimo, nero e solitario [...] richiama alla nudezza, alla povertà della tragedia moderna. L'uomo ha inventato il cane per la guardia e il gioco dell'amicizia, ha inventato il pianoforte per la celebrazione della musica terrestre. Gli altri strumenti, dalla viola di gamba ai tromboni, si sono compromessi sull'Olimpo, sul Parnaso e nel paradiso dei cattolici. Il solo pianoforte si è serbato puro, immacolato: bianca la sua tastiera, degna delle nuove profezie.

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