1551: le navi corsare dei musulmani infestano il Mediterraneo. L’Italia intanto è contesa dal re di Francia e dall’imperatore Carlo V, con il sovrano francese che alimenta il malcontento della nobiltà napoletana, insofferente alla politica filospagnola e filoimperiale del viceré di Napoli Don Pedro Alvarez de Toledo. In mezzo a questi torbidi politici si muove Héctor dell’Estremadura, ex conquistador, ora mercenario al servizio del principe Ferrante Sanseverino. Durante una missione di pattugliamento in mare al largo di Napoli i cannoni del suo Nibbio mandano a picco un brigantino francese e a salvarsi è il solo comandante. L'uomo ha con sé una lettera cifrata e alcuni documenti che Héctor consegna al suo comandante Marcantonio Villano. Una serie di omicidi e la sparizione della lettera cifrata metteranno in agitazione l'astuta Isabella Villamarina, moglie del principe Ferrante e devota suddita dell'imperatore Carlo V. I piani di alleanza del marito con il re di Francia sono tanto ambiziosi quanto pericolosi: un'accusa di tradimento sarebbe la rovina. Affida quindi a Héctor il compito di risolvere il caso e recuperare la lettera cifrata. Per l’ex conquistador sarà un'indagine complessa che si intreccerà con un altro mistero: il ritrovamento dello scheletro di una bambina, rinvenuto nel giardino di Costanza Calenda, affascinante ed esperta erborista. Da dove viene quel corpicino? Le indagini porteranno Hector a fare i conti con loschi individui, a scavare su una vicenda le cui ragioni risalgono alle vicende degli ebrei cacciati dalla Spagna, a immischiarsi negli intrighi di donna Isabella e negli affari di corte. Riuscirà a risolvere gli enigmi in cui è incappato senza mettere a rischio la propria vita e l’amore appena sbocciato per Costanza?

È un quesito che attraversa tutto l’intrigante romanzo “Il fiore di Minerva” (2022, pp. 432) pubblicato dalla piccola, ma attivissima casa editrice salernitana Marlin che proprio in questi giorni festeggia i suoi primi quarant’anni di attività.

La copertina del libro
La copertina del libro
La copertina del libro

All’autore del libro, Carmine Mari, chiediamo: come è nata la storia raccontata nel romanzo?

“È stata la vita avventurosa e tragica di Ferrante Sanseverino, ultimo principe di Salerno, a mettermi la pulce nella testa. Quando ho letto la sua biografia, ne sono rimasto affascinato e mi sono detto: perché non scrivere un romanzo sulle sue peripezie, parlando della sua sfarzosa corte di poeti, attori e pericolosi intellettuali? Ferrante Sanseverino è stata una figura incredibile e controversa della nobiltà partenopea del XVI secolo, ormai ingabbiata nel sistema di elargizioni e privilegi, svuotata di ogni potere dalla politica del viceré di Napoli, don Pedro Alvarez De Toledo. Alla fine, ho deciso di tenere il nostro principe sottotraccia: troppo ingombrante e prepotente, avrebbe tolto la scena a tutti gli altri protagonisti”.

Quali sono le sue fonti di ispirazione letterarie quando scrive romanzi?

“Mi hanno fatto compagnia alcuni grandi autori: Philip Kerr, Jeffrey Archer, Arturo Pérez-Reverte, Winston Graham. Ho riletto con piacere Patrick O’Brian per le sue avventure sul mare e un po’ di Salgari non guasta mai. Non posso fare a meno di Eric Ambler: è la mia coperta di Linus”.

Cosa l'affascina del XVI secolo, l'epoca in cui è ambientato il romanzo?

“L’Europa che conosciamo oggi è nata da quei giorni. Il Cinquecento è un secolo proiettato verso un cambiamento epocale. Niente sarà come prima dopo la riforma luterana. La cristianità, costruita nell’arco di un millennio ed estesa a tutta l’Europa, è andata distrutta in pochi decenni e nel giro di un secolo non ne è rimasto nulla, se non l’ambizione di ricostruirla. Paradossalmente, la colonizzazione delle Indie Occidentali ha rafforzato, se non addirittura inventato l’idea di Europa, luogo geografico della cristianità, da contrapporsi al resto del mondo conosciuto”.

Perché la figura di una donna che fa l'erborista in un romanzo del Cinquecento? Non è una figura anacronistica?

“La scuola medica salernitana si è sempre contraddistinta per il suo approccio laico, scevro dai pregiudizi sessuali. Basti citare Trotula de Ruggero (XI secolo), considerata la prima magistra della storia occidentale nel campo della medicina. Anche nei secoli successivi la presenza femminile è attestata nei diplomi e nelle licenze rilasciate dalla Scuola. Costanza Calenda è una medichessa realmente vissuta nel XV secolo. Nel romanzo, Costanza è una donna che affronta da sola il mondo degli uomini, come Isabella Villamarina, moglie del principe Ferrante e suddita fedele all’imperatore Carlo V. Entrambe combattono la loro battaglia con coraggio; la prima per assistere fanciulle destinate alla pratica della sottomissione: dieci anni al servizio di nobili in cambio di una dote matrimoniale ma costrette a sopportare abusi di ogni tipo. La seconda invece, alle prese con le pericolose ambizioni del marito, intento a tessere la sua trama antispagnola”.

Che uomo è Héctor? Come lo definirebbe?

“È certamente un uomo che incarna il suo secolo, abituato alla violenza e a regolare le faccende con metodi sbrigativi. Una breccia però si è aperta dentro di lui, agitato dai sensi di colpa per le atrocità commesse ai danni delle popolazioni indios; non basteranno la fede, né le opere di bene a dargli serenità. L’unica speranza che gli resta è l’amore di una donna”.

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