“Segreto”, il nuovo libro di Massimo Cerulo
Perché la riservatezza è ancora così importante, e attualePer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Segreto…quante reminiscenze, ricordi e sensazioni evoca questa semplice parola. Ogni segreto porta con sé il fascino del mistero, del dubbio, di una intimità a cui a non tutti è possibile accedere. Non a caso il grande poeta Francesco Petrarca affidò i suoi pensieri più reconditi e le proprie angosce a uno scritto che intitolò proprio Secretum. E sempre non a caso ci sono poche cose che ci incuriosiscono e allo stesso tempo ci creano disagio dei segreti di Stato oppure del terzo segreto di Fatima. Poi ci sono i segreti di Pulcinella, cioè quelle cose che tutti sanno anche se fanno finta di nulla, un po’ come avviene in certe famiglie e nella politica nostrana. Insomma, la segretezza accompagna tanta parte della nostra vita e del nostro immaginario.
Accanto alla capacità di parlare, quella di saper tacere ha uguale importanza nella storia delle società umane: il segreto crea e distrugge gruppi, generando inevitabilmente inclusione ed esclusione e plasmando comportamenti e relazioni. Pur basato sul silenzio, il segreto è un atto sociale, anzi un fondamento di ogni società come ci racconta Massimo Cerulo, docente di Sociologia e Sociologia delle emozioni nell’Università di Napoli Federico II, nel saggio breve Segreto (il Mulino, 2025, pp. 144).
Spie, organizzazioni criminali, amanti, ma anche persone comuni costruiscono la loro esistenza attorno al segreto, ma al tempo stesso nella consapevolezza che esso porta sempre con sé il rischio di essere tradito. Come dice un proverbio tradizionale: “Segreto d’uno è segreto di Dio, segreto di due non è più mio, segreto di tre è segreto di tutti”. Oppure, per dirla a La Rochefoucauld: “Colui al quale confidate il vostro segreto diventa padrone della vostra libertà”.
Eh già, perché condividere un segreto significa cedere una parte della nostra indipendenza e del controllo che abbiamo su noi stessi e la nostra vita. Eppure, siamo soliti confidarci e sulle confidenze edifichiamo (e distruggiamo) legami. E costruiamo le nostre consapevolezze e la nostra identità conservando segreti che non siamo disponibili a condividere con nessuno e che tendiamo a rimuover anche con noi stessi. Il segreto è, quindi, qualcosa di molto umano e allo stesso tempo sacro e ancestrale. Custodirne uno è qualcosa che può inebriare e allo stesso tempo schiacciare sotto il peso delle responsabilità.
La grande domanda è però se ci sia spazio per il segreto nella nostra società contemporanea. Nella nostra società digitale, dove la caccia a verità e informazioni nascoste sembra essere una moda e dove con un clic puoi distruggere identità ed equilibri delle persone, che significato può assumere questa parola? La risposta che Cerulo ci offre è di provare sempre a tacere qualcosa di noi proprio in questi tempi in cui tutto viene abitualmente postato e condiviso.
Mai come oggi il silenzio è d’oro e vale la pena di tacere per condividere magari solo con un singolo o con pochi intimi così da creare reciprocità, rispetto, relazione. Insomma: comunità.