I fondali del mare di Santa Teresa, in buona parte compresi nell’Area Marina Protetta di Capo Testa-Punta Falcone, potrebbero nascondere e conservare importanti reperti archeologici. Del resto la zona, da questo punto di vista, è rilevante: basti pensare al complesso archeologico-nuragico di Lu Brandali, alle cave di granito sfruttate in epoca romana e, in tempi relativamente più recenti, alla torre spagnola di Longosardo.

Non a caso l’AMP teresina fa parte del progetto “Amphitrite”, finanziato dal Ministero della Cultura e dalla Soprintendenza Nazionale per il Patrimonio Culturale Subacqueo. Di questo ha parlato, tra l’altro, Leonardo Lutzoni, direttore dell’Area Marina della quale il gestore è il Comune, durante un convegno organizzato dal Parco Nazionale dell’Arcipelago di La Maddalena. I monitoraggi, che andranno avanti per tre anni, sono iniziati qualche settimana fa. 

Questa di Capo Testa è l’unica AMP scelta in Sardegna su 5 in tutta Italia. Il progetto “Amphitrite” prevede che siano sviluppati innovativi sistemi di documentazione, monitoraggio e mitigazione dei rischi legati alla sicurezza e alla conservazione del patrimonio culturale presente su fondali e litorali, oltre ad implementare modalità di valorizzazione basate sulle nuove tecnologie oggi disponibili, con lo scopo di avvicinare il grande pubblico al patrimonio archeologico subacqueo. È in programma inoltre la realizzazione un portale web dedicato, che proporrà la fruizione “in remoto” dei contenuti culturali selezionati, favorendo la programmazione della visita reale presso le AMP e il territorio circostante.

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