Che un artista venda un’opera immateriale e quindi invisibile scandalizza più d’uno, eppure sono tantissimi gli esempi di beni “immateriali” che si possono comprare: le consulenze professionali (come quella del medico); i beni figurati (come le partecipazioni finanziarie) e in generale le prestazioni intellettuali. E, ancora, “se si va in banca a comprare l’oro si riceve un foglio. Se poi si torna per ottenere il corrispettivo, in oro appunto, la risposta sarà una risata”. La tesi è di Salvatore Garau, l’artista di cui tutto il mondo parla per la sua scultura invisibile venduta all’asta per quasi 15mila euro.

Nato a Santa Giusta 67 anni fa, vive e lavora tra la Sardegna e Milano; nel capoluogo lombardo ha casa e studio da oltre 35 anni.

Dall’Isola è partito quando era un 17enne per frequentare l’Accademia di Belle arti a Firenze, dove si è laureato. E poco dopo è stato “inghiottito” dal mondo della musica: prima con i “Salis & Salis” e poi con gli “Stormy Six”, lui alla batteria. Grazie a queste esperienze ha avuto la possibilità di visitare le gallerie europee di arte contemporanea, cosa che ha rinnovato la sua voglia di frequentare l’arte visiva. Quindi, con lo scioglimento degli “Stormy”, si è dedicato alla pittura intorno alla quale ruotano tutti i campi della sua creatività.

Oggi le sue mostre personali sono decine, le ultime al museo di Saint-Etienne, in Francia, ma anche a Brasilia, a Montevideo. Per non parlare di queste ultime settimane in cui il suo nome è apparso su tutti i più importanti media del mondo. La “pietra dello scandalo”? La sua scultura invisibile, dal titolo “Io sono” (e che lui vorrebbe non venisse tradotta in altre lingue ma rimanesse così anche negli Stati Uniti, in Cina o in Corea), venduta all’asta. Un’opera che c’è ma non si vede.

Di cosa si tratta?

“L’idea mi è venuta a Oristano. In realtà il tema dell’invisibile mi affascina da anni, era già presente nei miei quadri neri degli anni ‘84-‘85 con figure che ci sono e non ci sono, le vedi e non le vedi perché sono nero su nero. Poi in piazza Manno hanno esposto su una rotonda un bassorilievo che nessuno poteva vedere se non dal cielo. Ho pensato ‘folle ma dal mio punto di vista geniale’, e io volevo mettere lì la mia idea delle sculture invisibili”.

"Afrodite piange", l'opera invisibile di Salvatore Garau a Wall Street (foto ufficio stampa)
"Afrodite piange", l'opera invisibile di Salvatore Garau a Wall Street (foto ufficio stampa)
"Afrodite piange", l'opera invisibile di Salvatore Garau a Wall Street (foto ufficio stampa)

Che ha anche esposto ed esporrà.

“Sì, sono sette – un numero carico di simbolismo in quasi tutte le religioni – in altrettante città. Dopo la prima, quella sarda, c’è stata quella a Milano, in piazza della Scala. Si chiama ‘Buddha in contemplazione’. Poi a New York, ‘Afrodite piange’. La quarta non lo posso ancora dire”.

Cosa ha fatto a Milano?

“Ho incaricato Nicola Urru, oristanese che lavora alla Scala, di tracciare a terra un quadrato bianco. Non l’ho fatto io, non ci sono andato io. Perché questa è una delle chiavi per comprenderla: c’è l’assenza dell’opera e l’assenza dell’artista. Lui si è prestato a fare anche delle riprese che io ho diretto dalla Sardegna e poi le ho montate. Il quadrato bianco era, questo è importante, una chiara citazione di Gino De Dominicis e del suo ‘Cubo invisibile’ degli anni Sessanta, proprio per dimostrare la mia devozione verso i maestri del passato. Sono stati tanti, dopo Duchamp e Klein, ad affrontare il tema dell’invisibile, non sono il primo”.

Perché l’ha voluto fare?

“Per trarre in inganno, in senso buono, tutta l’intellighenzia. È chiaro che non ho ‘copiato’ ma ho realizzato una citazione. La mia è un’opera figurativa, l’invisibile per ognuno di noi ha una valenza diversa. È libertà e può essere espressa in vari modi”.

"Buddha in contemplazione", l'opera di Salvatore Garau in piazza della Scala a Milano (foto ufficio stampa)
"Buddha in contemplazione", l'opera di Salvatore Garau in piazza della Scala a Milano (foto ufficio stampa)
"Buddha in contemplazione", l'opera di Salvatore Garau in piazza della Scala a Milano (foto ufficio stampa)

Torniamo a “Io sono”, cos’è esattamente?

“Un luogo di riflessione, ti siedi e guardi questo spazio vuoto e pensi ‘io sono’, lo stesso titolo annuncia l’opera. Chi l’aveva comprata conosce il mio lavoro. E un anno dopo c’è stata l’occasione di metterla all’asta, al proprietario ho dato il mio consenso. Non era mai stata messa all’asta un’opera invisibile ed è stata venduta per quasi 15mila euro. Non so chi l’abbia acquistata, il nuovo proprietario non ha voluto essere citato e lo capisco. Per me la pressione internazionale è sopportabile, per lui di sicuro no”.

Ha ricevuto molte critiche?

“Un conto è muoversi in una nazione, un altro è quando c’è un intero pianeta che parla di te. Questo colpire l’inconscio delle persone, che ora hanno la psiche indebolita, la paura del vuoto e del nulla: tutti sentimenti che hanno più forza adesso. E questo ha acceso gli appetiti di artisti che hanno cominciato a declamare di aver fatto sculture invisibili prima di me. E allora?”.

Cosa rivendicano?

“Più che altro cosa non hanno capito”.

Che sarebbe?

“Per la prima volta una scultura invisibile è stata battuta all’asta. O almeno è quello che so io. Non che si tratti della prima invisibile in tutto il mondo, non ho mai detto questo”.

Ma quanti sono questi artisti?

“Due in particolare. Di uno ho guardato il video di cui parlava: quattro attori che tentano di spostare un tavolo invisibile. Insomma non c’entra nulla con quello che ho fatto io, è una performance teatrale. Dire di avere il copyright su una cosa simile è come se dopo ‘Giulietta e Romeo’ qualcuno scrivesse un romanzo e brevettasse il tema ‘amore’, follia insomma. L’altro ha realizzato una scultura invisibile, dice. Bene, ma allora perché non si sono denunciati tra di loro prima di arrivare a me? Chi è stato il primo a fare questa cosa? Ho pensato persino a uno scherzo prima di ricevere le lettere dei loro avvocati. Al secondo ho anche scritto per chiedergli: ‘conosci De Dominicis? Klein? Duchamp?’, ha detto di no. Quindi se una mattina uno si sveglia e dice ‘sono proprietario del tema amore’, nessuno può più scrivere nulla al riguardo”.

Possiamo parlare di una nuova tecnica, quella dell’invisibile?

“No, perché ho utilizzato l’idea dell’invisibile in un momento storico preciso in cui la pandemia ha dominato il pianeta, ha assunto un senso appropriato ai tempi che stiamo vivendo. Tutto questo clamore non è solo per i soldi, la mia scultura ha colpito l’intimo delle persone, un horror vacui, un niente che c’è dentro se stessi, una paura, tutti siamo scomparsi dal consorzio umano. ‘Io sono’ è figlia di un preciso momento storico. L’artista non può mai dire di essere originale, sarebbe un folle”.

Ma lei vende opere o idee? O idee di opere?

“Io vendo opere, ho deciso che il pensiero che suggerisce una scultura è un’opera, voglio dare consistenza al pensiero. Invece di usare il colore ho usato lo spirito. Ho scelto questo sistema perché non potevo muovermi, non ho dovuto chiedere il permesso al Comune, occuparmi del trasporto, ho goduto invece di una libertà sconvolgente. Ho deciso che la scultura c’è, chi la vede o non la vede non mi interessa. Do alle persone il potere della fantasia”.

Il certificato di autenticità di "Io sono", l'opera invisibile di Salvatore Garau (foto ufficio stampa)
Il certificato di autenticità di "Io sono", l'opera invisibile di Salvatore Garau (foto ufficio stampa)
Il certificato di autenticità di "Io sono", l'opera invisibile di Salvatore Garau (foto ufficio stampa)

L’invisibile è un tema che spesso affascina.

“E ogni giorno lo incontriamo. Ci sono milioni di persone che entrano in chiesa per adorare il proprio Dio che non hanno mai visto. Il 50 per cento della nostra vita è un invisibile al quale diamo credito. Le onde radio non le vediamo, nemmeno quelle per le comunicazioni dei telefonini. Alla Borsa di New York non circolano dollari, non c’è nulla. Solo numeri”.

A cosa sta lavorando adesso?

“Continuo a dipingere, soprattutto col viola e verde, una nuova serie di opere sull’idea del vuoto e del pieno. E poi una sorpresa”.

Quale?

“La scultura a Santa Giusta, ‘Anguilla di Marte’, che tante critiche ha ricevuto, avrà presto la sua testa. Ci vorrà poco più di un mese. Rispetterò il genius loci del posto e la mia Terra. Lascerò tutti di stucco”.

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