Si è tenuta oggi a Spoleto, al Chiostro di San Nicolò Roof Garden Teatre, la premiazione de "La Pantera di Bultei", romanzo di Roberto Deriu, vincitore del Premio internazionale Spoleto Festival Art per la letteratura.
"Sono davvero felice di essere qui e ricevere questo riconoscimento - ha commentato lo scrittore -, un evento che ogni anno riunisce in Umbria celebri personalità del mondo della cultura, dello spettacolo e delle arti".
Durante la cerimonia, l'autore ha parlato della sua opera nata "dopo una gestazione durate ben cinque anni".

Il libro parte da una scena futuribile nel centro di Roma, Trastevere, il protagonista – giovane musicista marchigiano, Alberto Campana – è destinato dalla Struttura Ufficiale (e dall'enigmatico personaggio Ahl Edmond Zenia) all'insegnamento nelle scuole dei villaggi della Sardegna, vera a propria scacchiera fantageopolitica dell'Italia dominata da un regime totalitario basato sulla Dottrina Fattuale. Un romanzo della post-verità che sviluppa un intreccio che avvolge, secondo un linguaggio metaforico e la combinazione di più piani narrativi, i temi essenziali della vita contemporanea.

"È da oltre trent'anni che meditavo queste storie - ha svelato Deriu -. La pantera è un animale che da sempre mi affascina, per la sua solitudine e la sua eleganza. È probabilmente il contrasto tra l'apparente ferocia e la sua grazia seducente che mi ha convinto a eleggerla strumento della verità".
Il libro ha tratti sia del libro giallo sia del romanzo d'avventura. L’Isola è percorsa in lungo e in largo da una figura leggendaria: la pantera di Bultei. In tanti dicono di averla vista, è un mito o forse soltanto una fake news. Semina terrore e sgomento, anche tra i poteri forti, la stessa Struttura Ufficiale, la Chiesa e i Prelati Prescelti, e una misteriosa confraternita segreta chiamata Le Marionette Ammaestrate.
"Penso che un libro come 'La Pantera di Bultei' - ha concluso l’autore - debba essere letto anche dai giovani con la curiosità di capire se stessi in relazione ad un mondo che vivono con apprensione. È un antidoto all'ansia di essere giovani, ma anche un invito a vivere l'intensa avventura di diventare adulti senza timore. Così dovrebbe essere ogni giovinezza felice: audace tra le paure del mondo".
(Unioneonline/F)

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