I romanzi, quando sono scritti bene, hanno la forza di evocare tempi, luoghi e persone. Sono strumenti capaci di farci muovere nel tempo e nello spazio e viaggiare con la mente e le emozioni. È quello che capita leggendo "Anja, la segretaria di Dostoevskij" (La Lepre Edizioni, 2019, pp. 580) scritto da Giuseppe Manfridi.

Pagina dopo pagina, infatti, ci ritroviamo catapultati nella San Pietroburgo del 1866 e incontriamo uno dei maestri della letteratura di ogni tempo, Fëdor Dostoevskij, ingabbiato in un'impresa all'apparenza impossibile. Deve consegnare nell'arco di un mese un nuovo romanzo al suo editore, un uomo diabolicamente privo di scrupoli, pena la perdita dei diritti su tutte le sue opere, passate e future. Alcuni amici consigliano a Dostoevskij di ricorrere a una nuova tecnica di scrittura rapida, la stenografia, per accorciare i tempi e il grande maestro viene così in contatto con una giovanissima stenografa, Anja Grigor’evna. Tra i due, nel giro di soli ventisei giorni - tanto dura la stesura del nuovo romanzo dello scrittore – nasce inaspettato un amore profondo, destinato a cambiare, per sempre, la vita di entrambi. Un amore che ha ancora molto da dirci nonostante sia passato un secolo e mezzo dal suo sbocciare come dimostra il romanzo e ci conferma il suo autore, Giuseppe Manfridi:

"Con il mio libro non ho voluto scrivere una autobiografia di Dostoevskij o raccontare semplicemente una parte della sua vita. Mi interessava narrare un incontro tra due esseri umani, un incontro che in maniera rapida sfocia in qualcosa di inaspettato. In fondo gli incontri fanno da sfondo alle nostre vite, le modificano. Sono esperienze che abbiamo provato tutti e che tutti condividiamo. E per questo quando le ritroviamo in un romanzo ci coinvolgono anche a tanto tempo di distanza".

La copertina del libro
La copertina del libro
La copertina del libro

A incontrarsi nel suo libro sono due personaggi che paiono impossibili ad amalgamarsi…

"Apparentemente è così. Dostoevskij nel 1866 era già un autore affermato, però era anche un uomo precocemente invecchiato a causa dell'epilessia e degli anni trascorsi in carcere. Anja, invece, era una giovane piena di vita e di prospettive. Si incontrano per caso, perché c'è un lavoro da fare e per quanto possa sembrare impossibile si rendono conto entrambi che l'altro è la persona giusta. In soli ventisei giorni di febbrile scrittura il loro amore fiorisce, prima separatamente nel cuore di ognuno dei due. Anzi, lo scrittore all'inizio non crede neppure di poter interessare alla giovane e fatica anche a comprendere i propri sentimenti. Si rende contro di quello che prova quando si accorge di sentirsi a disagio nel presentarsi davanti ad Anja in maniera trasandata. Poi l'amore diventa manifesto per durare anche dopo la morte dello scrittore avvenuta nel 1881".

Cosa offre a uno scrittore come Dostoevskij?

"Concretezza, realismo. Lei ha quella natura terrestre che manca a un genio come Dostoevskij. Sente che il grande scrittore ha un problema enorme e se ne fa carico. Lo aiuta ad affrontarlo e poi a risolverlo. In seguito, Anja divenne la fedele custode della memoria di quello che era diventato suo marito nei restanti 37 anni di vita. E tenne viva questa memoria che rischiava di essere dimenticata anche perché nella letteratura russa del tempo forte era l’influenza di Tolstoj che ebbe la fortuna di vivere molto più a lungo di Dostoevskij".

Quindi l'amore di Anja non è legato solo al fascino che un grande scrittore può esercitare?

"Conosce naturalmente Dostoevskij perché suo padre leggeva i suoi romanzi, ma non ne subisce particolarmente il fascino. Per lei stenografare il romanzo è prima di tutto un'occasione di lavoro e le consente di vivere un'esperienza straordinaria perché si trova a contatto diretto con il processo creativo di un grande autore".

Però in Anja scatta qualcosa di più…

"A contatto con lo scrittore subisce una rapida trasformazione. In meno di un mese diventa da giovane ragazza a donna e poi moglie. Trova nello stare accanto a Dostoevskij la sua realizzazione perché ha dentro di sé un ideale di devozione, un’ideale che la porta ad agire per gli altri. Anja è una persona che ha bisogno di agire in maniera utile per il mondo. Ebbene Dostoevskij è la persona che le permette di realizzare i suoi ideali. Anja non era certo consapevole di questa sua inclinazione. La scopre vivendo, strada facendo, come succede a ognuno di noi. Spesso scopriamo le nostre inclinazioni, anche inaspettate, nel corso degli anni e prendiamo una direzione inaspettata. Succede nei romanzi, accade ancora più di frequente nella vita".
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