"Zorro" e "Andy Capp": si chiamavano così sulle frequenze dei radio-amatori - dove nacque la loro amicizia - Giuseppe Zamberletti e Francesco Cossiga, l'inventivo lombardo nonché fondatore della Protezione Civile e il gran sardo e Presidente della Repubblica.

Ma che tra i due ci sia stato solo miele lo nega "La Luna sulle ali", biografia autorizzata di Zamberletti appena pubblicata (Macchione Editore) con uno scritto introduttivo di Sergio Mattarella.

Il libro, firmato dal giornalista Gianni Spartà e da Lorenzo Alessandrini, stretto collaboratore dell'ex ministro, svela la storia di una "fregatura" lamentata proprio da Zamberletti nelle sue memorie.

Accadde nel 1987 quando il collaudatissimo uomo delle emergenze (terremoti in Friuli e in Irpinia) venne spodestato improvvisamente da responsabile della Protezione civile mentre era impegnato nella Valtellina devastata da un'alluvione.

Nel suo avamposto, per un gioco di correnti democristiane, fu paracadutato dall'oggi al domani Remo Gaspari.

"Ebbene, il mio fraterno amico Francesco mi lasciò in braghe di tela mentre stavo con gli stivali nel fango di quell'inferno sotto Bormio", racconta "Zorro" in uno dei suoi colloqui.

La copertina del libro
La copertina del libro
La copertina del libro

"Lui era presidente della Repubblica, poteva benissimo imporre una mia riconferma, ne aveva i poteri. Non lo fece. Ricordo che mi disse: Peppino, c’è un problema, non sei più ministro, ti hanno fatto un brutto scherzo. Gli risposi per le rime: caro presidente, se tu mi dici che era giusto non trascorressi tutta la mia vita tra le calamità, passando per menagramo, benissimo hai fatto a sostituirmi. Ma la storia dello scherzo l'accetto se me la comunica Giorgio Albertazzi che fa l'attore. Amici come prima".

Così è sempre stato, in effetti, e così continuò a essere tra due "complici" di tante battaglie politiche e testimoni privilegiati degli anni di piombo e dei relativi misteri.

Durante il sequestro Moro Zamberletti esplorò per conto del ministro dell'Interno Cossiga l'ipotesi di una trattativa con le Br per il rilascio dell'ostaggio. "Che doveva avvenire in Vaticano", altra rivelazione contenuta nella biografia, la mattina del 9 maggio 1978 quando lo scenario cambiò per il prevalere della tesi giustizialista.

La politica, si sa, può mettere a dura prova le amicizie, trasformare in ferro l'oro dei rapporti umani. Quando Cossiga cominciò a picconare il suo partito da capo dello Stato, Zamberletti prendeva le schegge delle pietre spaccate e le ricomponeva sui giornali, nelle riunioni della Dc. Era l'interprete buonista di micidiali esternazioni, il mediatore instancabile di baruffe strepitose.

Ma nemmeno il più abile dei pompieri avrebbe potuto spegnere l'incendio scatenato dal "Francesco Furioso" quando egli definì Occhetto "uno zombie con i baffi" e dedicò a De Mita il seguente quadretto: "Dico cose incomprensibili se parlo troppo, Ciriaco anche se parla poco".

Zorro spiegava a tutti che, passato il momento dello scontro, della lite, dello sgarbo, Cossiga ristabiliva l'amicizia. Quando tale era.

(Unioneonline/v.l.)
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