Una bambina di soli sette anni viene trovata barbaramente uccisa. Il delitto è evidentemente opera di un sadico, probabilmente un serial killer che può aver già ucciso e che può farlo ancora in futuro. Matthäi, brillante e solitario commissario di Zurigo, stimato per le sue capacità investigative, di fronte al dolore dei genitori della bimba fa una promessa solenne, giurando sulla propria anima: troverà l’assassino.

Ben presto la promessa fatta diventa per Matthäi l’unica ragione di vita, una vera e propria ossessione che lo porterà a tendere una trappola all’assassino andando al di la del fatale confine tra bene e male, tra giusto e sbagliato: troverà una bambina identica a quella morta e la userà come vera e propria esca. Ma il destino scompiglierà le carte, beffardo e insensibile ai destini e ai desideri degli esseri umani.

Dato alle stampe nel 1958, “La promessa”, oggi disponibile in audiolibro nella lettura di Lino Musella (Emons, 2021, Euro 14,90. Anche in download), rappresenta non solo il capolavoro dello scrittore svizzero Friedrich Dürrenmatt (1921-90), ma una vera e propria pietra miliare del genere poliziesco per la capacità dell’autore di ribaltare canoni e cliché del genere. La promessa, infatti, parte come un classico racconto investigativo. Abbiamo un detective che sa fare il proprio mestiere, un delitto, un assassino da ricercare. Poi però il racconto vira quasi completamente dai binari del giallo tradizionale. L’indagine di Matthäi letteralmente deraglia, diventando via via sempre di più una sfida personale con il mostro che uccide bambine e una lotta contro i propri demoni interiori, contro il proprio lato più oscuro. quello che porta a superare le barriere del lecito pur di raggiungere il risultato e placare il proprio ego, un ego incapace di accettare compromessi o, peggio, sconfitte.

L’indagine di Matthäi diverrà così una discesa agli inferi, ma senza redenzione. Una discesa che mostrerà al lettore quelle che per Dürrenmatt sono verità lampanti, anche se indigeste. Verità con cui fare sempre i conti. La prima è l’impossibilità, anche per il complesso poliziesco-giudiziario più raffinato ed efficiente, di disvelare il vero e fare giustizia, nel senso di compiere la cosa giusta. La seconda è come a governare i destini umani sia sempre e comunque il caso, a cui deve sottostare ogni essere umano: un detective abilissimo, un maniaco assassino o una povera bambina innocente. Inutile quindi credere ai romanzi polizieschi, in particolare a quelli in cui le cose finiscono sempre bene e il poliziotto di turno scopre l’assassino e salva le vittime, sembra volerci dire lo scrittore elvetico. Cosa rimane, per non cadere nella disperazione o del cinismo? Rimane la resistenza che il bene prova comunque a opporre al male, una resistenza che è valore morale come lo è la ricerca incessante della giustizia. Forse i buoni non trionferanno sempre, però vale comunque la pena di tentarci se si vuole conservare quel briciolo di umanità che ancora ci distingue.

La copertina
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