C’è un filo nero che attraversa i muri della città e quelli invisibili della mente. Si chiama Profondo Nero, ed è il docufilm del regista Roberto Pili che, tra bombolette spray e silenzi interiori, racconta la storia di Davide Lai – in arte Nero – writer sardo la cui arte è diventata salvezza, linguaggio e resistenza.

Ieri mattina, al liceo artistico di Cagliari, il film è stato proiettato davanti a una platea di studenti attenti e coinvolti, offrendo loro non solo una visione cinematografica ma un vero e proprio spunto di riflessione sul legame tra espressione artistica e benessere psicologico. Un incontro tra arte e vita, dove il graffito diventa confessione e la creatività uno strumento terapeutico potente.

Al termine della proiezione, i ragazzi hanno dialogato con il regista, in un dibattito aperto e partecipato che ha fatto emergere domande, curiosità, e un sentito bisogno di parlare di salute mentale senza filtri né retorica.

L’iniziativa è stata resa possibile grazie all’impegno della dirigente scolastica Nicoletta Rossi, della vice preside Emanuela Cocco e dei docenti Mauro Rizzo ed Elisa Liccardi. Il docufilm tornerà a maggio, per incontrare nuove classi e nuovi sguardi. 

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