Quello che sino a poco tempo fa era solo documentato nelle carte antiche o raccontato dagli anziani dl paese, ora invece si vede e si tocca. A Nurachi, attorno e sotto l’area dove sono stati costruiti i due acquedotti, uno negli anni 20 e uno negli anni 60, era presente un nuraghe. O meglio: parte di questa struttura nuragica c’è ancora. È il risultato delle prime ricerche archeologiche iniziate nel 2021, una sorta di scommessa dell’amministrazione comunale guidata dal sindaco Renzo Ponti.

«Voleva capire bene l’origine di quei due grandi massi di basalto che spuntano da sempre dal muro periferico dell’area che ospita le due torri ora gestite da Abbanoa - ha detto il primo cittadino - Ecco perché ho fatto di tutto per far studiare l'area. Un modo per capire l nostre origini».

Nasce quindi il progetto di ricerca “Pischendi. La riscoperta delle origini”, portato avanti sotto la direzione scientifica della Soprintendenza archeologica e finanziato dal Comune di Nurachi e dalla Fondazione di Sardegna con l’obiettivo di raccontare la storia antica del paese.

«Prima abbiamo iniziato con la pulizia generale - ha raccontato Maura Vargiu, funzionaria di zona della Soprintendenza durante la presentazione questo pomeriggio dei risultati degli scavi terminati a dicembre scorso  - Subito sono venuti alla luce massi di basalto che sin da subito ci sono sembrati appartenere a una struttura circolare ben definita che si estendeva in varie parti, anche sotto una delle due torri. La grandezza di questa ci fa pensare che sotto ci sia un edifico molto importante».

Durante gli scavi sono stati scoperti anche diversi oggetti di vita quotidiana. Le ricerche però non sono finite.  I lavori proseguiranno una volta che il Comune riuscirà a recuperare altre risorse. 

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