Troppo spesso sentiamo dire che viviamo oramai in una realtà sempre più virtuale e dematerializzata. Viceversa, sono ancora le materie prime che muovono il mondo. Ma cosa sono esattamente le materie prime? Sono tutto ciò che la Natura mette a disposizione e che gli esseri umani possono utilizzare per soddisfare i bisogni della loro vita. Si va da quello che mangiamo ai minerali di ogni tipo che vengono usati per costruire gli oggetti che utilizziamo tutti i giorni. Giustamente l’economista Alessandro Giraudo ha scritto: «Le materie prime hanno influenzato l’intera storia umana. […] hanno causato guerre, portato la pace, stimolato spedizioni in terre sconosciute, dato vita a incredibili operazioni di spionaggio, stabilito nuovi equilibri tra Paesi e uomini». Sono state, infatti, le materie prime uno dei motori del progresso umano, fin dai tempi in cui i nostri antenati del Paleolitico determinavano i loro spostamenti in base ai movimenti delle mandrie di grandi animali, loro principale risorsa alimentare. E oggi senza calcestruzzo, rame e fibra ottica non ci sarebbero centri di elaborazione dati, elettricità, internet. Ma da dove proviene tutto ciò che ci circonda, che mangiamo, tocchiamo, usiamo abitualmente? Quali sono le materie prime fondamentali e soprattutto: da dove provengono, chi le gestisce, che impatto ha il loro reperimento a livello energetico e ambientale?

La copertina del libro
La copertina del libro
La copertina del libro

Per saperne di più ecco “La materia del mondo” (Marsilio, 2023, pp. 448, anche e-book) nel quale lo scrittore e divulgatore inglese Ed Conway punta i riflettori sui sei materiali su cui si reggono le nostre vite. Sei “materie” che per migliaia di anni hanno creato imperi, distrutto civiltà, alimentato il nostro ingegno, raccontandone con spirito critico e maestria divulgativa le peripezie, tra innovazioni tecnologiche e cambiamento climatico, ambizioni economiche e lotte per il controllo dei giacimenti più importanti. Si tratta della sabbia, del sale e del ferro che possono essere considerati lo scheletro che sorregge il nostro mondo, il rame che ne è il sistema nervoso dato che senza questo materiale non potremmo comunicare a grandi distanze, il petrolio e il litio, materie prime che permettono ogni tipo di movimento alimentando i motori il primo, andando a costituire le batterie il secondo.

Il fascino del libro, che si legge come un avventuroso romanzo di scoperta, risiede nella scelta di Conway di mettersi “materialmente” sulle tracce degli atomi di silicio e di litio nel loro giro intorno alla Terra prima di diventare semiconduttori e batterie.

Conway si insinua nelle tubature di una raffineria di petrolio, nelle fornaci in cui la sabbia fonde per diventare vetro e lungo i cavi di rame che portano l’elettricità in ogni angolo del globo. Dal monte Tenabo, in Nevada, alla costa orientale dell’Inghilterra, dal deserto di Atacama, in Cile, a Mariupol, fin nelle profondità dell’Atlantico, Conway visita fabbriche, miniere, centri industriali all’avanguardia e con misure di sicurezza da far impallidire il Pentagono. Viaggiando avanti e indietro nel tempo, attraversa le quattro grandi transizioni energetiche dell’epoca moderna e immagina la quinta, trainata dalle rinnovabili.

Ci mostra, soprattutto, gli enormi costi ambientali ed energetici che alcune lavorazioni, come l’estrazione dell’oro fatta devastando interi territori con sostanze velenose, comportano.

Offre quindi un nuovo significato, concreto e tangibile, ai continui richiami al risparmio, al riutilizzo, alla necessità di evitare sprechi di tutte quelle materie prime che sono preziose non solo e non tanto perché limitate oppure rare, ma perché produrle implica energia, denaro, inquinamento, spesso il disumano sfruttamento dei lavoratori.

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