«Ho un tumore al quarto stadio e mi restano mesi di vita».

È la drammatica rivelazione fatta da Michela Murgia nel corso di un’intervista ad Aldo Cazzullo, pubblicata dal Corriere della Sera. 

La scrittrice di Cabras, 50 anni, ha spiegato di essere affetta da un carcinoma al rene, da cui, purtroppo, «non si torna indietro».

«Mi sto curando con un’immunoterapia a base di biofarmaci – aggiunge – stimola la risposta del sistema immunitario. L’obiettivo non è sradicare il male, è tardi, ma guadagnare tempo».

«La morte non le pare un’ingiustizia?», le chiede l’intervistatore. E la scrittrice risponde: «No. Ho cinquant’anni, ma ho vissuto dieci vite. Ho fatto cose che la stragrande maggioranza delle persone non fa in una vita intera. Cose che non sapevo di desiderare. Ho ricordi preziosi».

Murgia parla anche del suo ultimo libro, “Tre ciotole”, dove c’è molto di autobiografico. E parla della Sardegna, la sua terra. 

«Penso in sardo e traduco in italiano. Sono due Michele diverse, una sarda e una italiana», dice. E sottolinea: «Anche l’Italia e la Sardegna sono due cose diverse. Per voi la Sardegna è l’isola delle vacanze. Non vi rendete conto che c’è una base militare ogni 150 chilometri, perché interrompono i tiri per non disturbare i turisti. L'altro giorno ero all’orto botanico, a Trastevere. La persona che era con me è trasalita per il botto del cannone del Gianicolo. Io no. Noi sardi siamo abituati ai rumori della guerra».

L’autrice racconta anche come sta affrontando questo momento: «Ho comprato casa, con dieci posti letto». Una casa dove stare con quella che definisce «la mia famiglia queer», ovvero «un nucleo familiare atipico, in cui le relazioni contano più dei ruoli». 

E poi le nozze. «Si sposa, con un uomo o con una donna?», domanda Cazzullo. Risposta: «Un uomo. Ma poteva essere una donna. Nel prenderci cura gli uni degli altri non abbiamo mai fatto questioni di genere». 

Non ha paura della morte? «No – assicura Murgia – spero solo di morire quando Giorgia Meloni non sarà più presidente del Consiglio», perché «il suo è un governo fascista». 

Infine, alla domanda come vorrebbe essere ricordata, la scrittrice risponde: «Ricordatemi come vi pare. Non ho mai pensato di mostrarmi diversa da come sono per compiacere qualcuno. L’importante per me ora è non morire fascista».

(Unioneonline/l.f.)

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