"Memorie di un sacrificio, i calangianesi che vissero le due guerre mondiali", è il titolo del libro che, dopo anni di approfondite e meticolose ricerche, ha scritto Pietro Zannoni, insegnante e giornalista, e che nei giorni scorsi è stato presentato a Calangianus da Gianluca Corda, Giuseppe Pulina, Giovanni Gelsomino e Giovanni Piredda, presidente dell’Associazione Combattenti, Reduci e Simpatizzanti.

Un incontro che ha visto una folta partecipazione di pubblico che ha ripercorso con emozione il sacrificio di tanti giovani di Calangianus, strappati alle loro attività e loro affetti più cari per partecipare alla Grande Guerra e la Seconda Guerra Mondiale. Sono stati tanti, anche di qui, i giovani, che hanno partecipato, da richiamati o volontari, a una o all’altra guerra, parte di quali non sono più tornati (88 nella la Prima Guerra Mondiale) o sono ritornati feriti, più o meno gravemente, nel corpo e nello spirito. Un’esperienza terribile che questi giovani, in gran parte pastori e contadini, hanno vissuto comunque con onore, rispondendo, col loro sangue e il sacrificio, a quanto la Patria chiedeva loro. Un’esperienza tuttavia che li ha portati a scoprire un mondo lontano e diverso dalla Sardegna e a entrare in contatto con altri giovani di altre parti d’Italia che parlavano dialetti totalmente diversi dal loro e che trovavano nell’italiano la lingua comprensibile a tutti, forgiando maggiormente il senso di unità nazionale. E questo è valso per milioni di persone, di ogni parte d’Italia, che hanno partecipato ai 2 conflitti.

«Pensiamo a questi Ragazzi, a questi Giovani della Gallura di allora – ha commentato in un post il sindaco Fabio Albieri - dediti al lavoro umile della campagna, dell'allevamento e dell'artigianato del sughero che muoveva i primi passi, quindi espressione di una ragione di vita che non dava luogo a celebrazioni di guerre e di eroi guerrieri, che vengono chiamati a difendere la Patria con il sacrificio della vita. Pensiamo ai tanti corpi mai rientrati a confortare le loro famiglie, ai sopravvissuti che hanno raccontato quella vita terribile nelle trincee, le ferite, le mutilazioni subite.Giovani che, nel loro piccolo, hanno contribuito ad onorare la Patria e i valori nazionali. Ecco perché il necessario ripristino della memoria, è doverosa e merita rispetto e gratitudine».

© Riproduzione riservata