Era il 4 aprile del 1968, cinquant'anni fa esatti, quando Martin Luther King, leader del movimento per i diritti civili degli afroamericani e premio Nobel per la pace, veniva brutalmente assassinato con un colpo di fucile di precisione sparatogli alla testa, mentre si trovava da solo sul balcone al secondo piano del Lorraine Motel a Memphis, in Tennessee.

ROSA PARKS - Il suo nome di battesimo era Michael, ma un viaggio nella Berlino nazista del '40 e la scoperta del pensiero di Martin Lutero lo convinsero a diventare "Martin Luther King", il futuro simbolo del movimento per i diritti civili degli afroamericani nell'America razzista degli anni '50 e '60.

Seguendo le orme del padre, dopo gli studi teologici nelle Università di Atlanta e Boston, a 25 anni diventa reverendo della Chiesa battista di Montgomery, in Alabama, una delle città del profondo Sud americano a più alto tasso di tensione razziale, dove qualche anno più tardi subirà il primo arresto per aver preso parte alla campagna di boicottaggio dei bus dopo il clamoroso caso di Rosa Parks.

Si può dire che la vera battaglia per i diritti degli afroamericani sia partita proprio da lì, dal coraggioso rifiuto di Rosa Parks a lasciare il proprio posto su un autobus a un uomo bianco, violando così le leggi in vigore sulla segregazione. Pagherà con l'arresto e la comunità afroamericana metterà in atto una forma di protesta non violenta boicottando gli autobus per 382 giorni, fino alla storica sentenza della Corte Suprema del 13 novembre 1956 che dichiara fuorilegge la segregazione razziale sui mezzi pubblici.

LE PRIME CAMPAGNE - Martin Luther King, tra i leader della protesta, si impegna da allora a tempo pieno in una serie di campagne per l'abolizione delle norme segregazioniste soprattutto negli stati del Sud e nel 1957 incontra il Presidente Eisenhower per discutere l'estensione del diritto di voto agli afro-americani.

Tra discorsi memorabili, svariati arresti, manifestazioni in ogni angolo degli Stati Uniti, King porta avanti per anni le battaglie di milioni di afroamericani, che chiedono senza più paura pari diritti dei loro concittadini, dal voto all'istruzione, dai salari al libero accesso ai locali pubblici.

"Se un individuo ritiene, in coscienza, una legge ingiusta ed è disposto al carcere per dimostrare il suo dissenso, in realtà rispetta la legge", scrive King dal carcere di Birmingham, e già la sua voce inizia a risuonare fuori dagli Stati Uniti, mentre alla Casa Bianca c'è un presidente che fa sembrare quel sogno descritto da King - "I have a dream" del discorso di Washington - sempre più realizzabile.

IL NOBEL - Per questo impegno costante, il 14 ottobre del 1964 la commissione di Oslo gli assegna il Nobel per la Pace: Martin Luther King ha solo 35 anni e divide i 54.000 dollari del premio tra i vari movimenti per i diritti civili.

Poi verranno la marcia per i diritti da Selma a Montgomery e la storica firma del presidente Lyndon Johnson nell'agosto del '65, ma non tutta l'America si dimostrerà pronta e aperta, fino alla tragica fine di Memphis.

(Unioneonline/b.m.)

© Riproduzione riservata