Sono trascorsi 50 anni dalla morte di Martin Luther King: il 4 aprile 1968 l’attivista nato ad Atlanta, sempre al primo posto per il rispetto dei diritti civili degli afroamericani, viene colpito da una fucilata alla testa mentre si trova sul balcone della sua stanza al Lorraine Motel di Memphis.

Inutili gli immediati soccorsi e il trasporto al St. Joseph’s Hospital: il danno cerebrale non gli lascia scampo.

Le sue opere ritenute fondamentali per la presa di posizione contro le discriminazioni sono considerate "Lettera dalla prigione di Birmingham" e "La forza di amare", e per il suo impegno ha ricevuto anche il premio Nobel per la Pace nel 1964.

La sua grande battaglia è stata quella per consentire il diritto di voto agli afroamericani e fra le tante iniziative organizzate per raggiungere questo obiettivo celebri sono rimaste le marce, che coinvolgevano migliaia di persone. E il suo più discorso, intitolato "I have a dream", pronunciato il 28 agosto 1963 a Washington, davanti al Lincoln Memorial, tanto che quelle parole sono considerate ancora oggi un simbolo nella lotta contro il razzismo in America.

"Io ho un sogno - diceva -, che i miei quattro figli piccoli vivranno un giorno in una nazione nella quale non saranno giudicati per il colore della loro pelle, ma per ciò che la loro persona contiene. Io ho un sogno oggi!".

Per l’omicidio, dopo aver accertato che lo sparo fosse stato esploso di fronte all’hotel in cui si trovava King, viene arrestato James Earl Ray, e viene ritrovato il fucile con le sue impronte.

Prima confessa, poi ritratta in seguito al cambio di avvocato. Condannato a 99 anni di carcere, riesce a evadere dall’istituto di Petros, nel Tennessee, ma la fuga durerà solo pochi giorni.

Anni dopo, uno dei figli del leader politico incontrerà Ray e gli chiederà se fosse stato lui a sparare al padre, ma Ray si dichiarerà di nuovo innocente e in seguito spiegherà di aver fatto parte di una cospirazione.

(Unioneonline/s.s.)

Aprile 2018

Marzo 2018

Febbraio 2018

Gennaio 2018
© Riproduzione riservata