Sono tra i coralli più ammirati del Mediterraneo, ma quelle che finora erano conosciute come due tipologie di "margherite di mare" oggi potrebbero essere inquadrate in due specie ben diverse. A suggerirlo è l'analisi genetica condotta dall'Università di Bologna e pubblicata sulla rivista Scientific Reports. Un lavoro che, al di là della classificazione accademica, potrebbe aprire la strada a strategie più mirate ed efficaci contro gli effetti del cambiamento climatico.

I ricercatori hanno prelevato diversi campioni di questi coralli (Parazoanthus axinellae) in 11 località del Mediterraneo - da Banyuls-sur-Mer (Francia) fino a Rovinj (Croazia), passando per Portofino, Olbia, Gallipoli, Chioggia - e ne hanno messo a confronto il Dna. I risultati, spiega la coordinatrice della ricerca, Federica Costantini, "hanno evidenziato un isolamento genetico molto forte" tra due morfotipi di Parazoanthus axinellae "e questo ci suggerisce che potrebbero corrispondere a due specie differenti". "Ulteriori analisi saranno necessarie per confermare queste ipotesi".

Le due tipologie in questione sono una diffusa in tutto il Mediterraneo, compreso l'Adriatico, dal colore giallo chiaro, un tronco allungato e tentacoli lunghi e sottili. La seconda - che si trova solo nel Mediterraneo nord-occidentale - ha invece un colore arancione più pronunciato, un tronco e tentacoli più corti e spessi. Negli ultimi anni, osservano gli scienziati, le margherite di mare sono state soggette a mortalità massive in alcune zone del Mediterraneo nord-occidentale, a causa dell'anomalo aumento delle temperature e del prolungamento dei periodi con temperature più elevate.

"La presenza di 'complessi di specie' può complicare le strategie di gestione e conservazione di questi coralli, perché specie diverse possono avere caratteristiche diverse - ad esempio una diversa resistenza allo stress dovuto ai cambiamenti climatici - e quindi potrebbero necessitare di strategie gestionali differenti", spiega Costantini.

(Unioneonline/v.l.)
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