Il modo in cui noi guardiamo il mondo che ci circonda, una montagna, una spiaggia, un’opera d’arte, un oggetto, una persona, non è quello che vedono i nostri occhi, ma quello che il nostro cervello filtra per noi. La nostra espressione gioiosa, di sorpresa può essere dovuta ad un evento del tutto nuovo e sorprendente. Ma se abbiamo abituato il nostro cervello al gusto, alla bellezza saremo sempre sorpresi nel vedere il volgere delle stagioni o i tramonti autunnali. La natura ci presenta di continuo scenari ripetuti ed al contempo nuovi, avvolgendoci nella sua bellezza. Basta fermarsi a guardarla.

Non vorrei, però, parlare delle nostre bellissime spiagge e dei mari, ma delle montagne e dei boschi del Gennargentu perché qui la natura mostra tutta la sua ricchezza e diversità. Bisogna camminare non solo con la fantasia. La primavera è la nuova vita della montagna. A 1400 metri ad aprile la montagna si riempie di colori e di profumi. Il Crocus vernus, conosciuto come zafferano selvatico, riempie i costoni che portano su in altro. Milioni di arborescenze con tre doppi petali di colore violetto e bianco. All’interno sono contenuti i semi, usati in cucina per gli aromi e nella medicina popolare per le proprietà curative.

A metà maggio è tempo di ammirare un fiore dal profumo inebriante e dalla vita fugace. La Peonia coriacea o rosa di montagna. Si resta sorpresi dalla esplosione di queste fioriture e dalla sua delicatezza. Guardare, ma non toccare.

Siamo già arrivati a giugno ed è già tempo di funghi. In alcune annate la quantità di porcini è ragguardevole. Sono però un patrimonio ed una ricchezza locale che deve contribuire allo sviluppo economico di queste popolazioni. Servono disposizioni comunali severe che evitino il “furto” sconsiderato. Ma a giugno il bosco comincia a cambiar aspetto e colore. Il contributo principale lo danno i castagni dapprima con le foglie verde scuro e poi con i fiori gialli. Ma altri contributi li danno i ciliegi, i noci ed i noccioli. Ora il bosco è completo, la vista è appagata dai colori e i sensi dal profumo dei castagni.

Tutto questo è possibile perché è l’acqua a dare la vita a queste terre. L’acqua del Gennargentu da origine al Flumendosa che attraversa la Sardegna dal centro al sud per raggiungere il mare a Solanas. Ma l’acqua è presente dovunque. Non c’è un catasto delle acque che indichi la portata, la temperatura, la loro qualità. Di certo, la gran parte sono acque granitiche con bassi residui e quindi leggerissime. Ma il numero delle sorgenti è straordinario, migliaia. Per chi affronta per la prima volta l’escursione a punta La Marmora queste sorgenti sono come delle oasi di ristoro inaspettate e indimenticabili.

Non tutti sanno però che settembre riserva altre sorprese. È la stagione dei frutti selvatici che non si trovano in commercio, le pere. È difficile descriverne le varietà ed i gusti. Pura esperienza sensoriale che precede l’autunno con castagne, noci e nocciole mentre le foglie diventano gialle, marron, rossicce a descrivere un affresco che colora nuovamente la montagna. Ma nel ricordo di chi esplora queste montagne non può mancare la visione notturna di una luna piena che sorge grandissima dal Bruncuspina. Tutto questo è un mondo straordinario per biodiversità, basso inquinamento e qualità della vita garantita da questi boschi. Perché allora, nonostante questa enorme bellezza e la grande ricchezza questi territori stanno spopolandosi? E quasi nessuno si sposta dalle città per scegliere di vivere in questi borghi? Perché la domanda che si pone è: “Che ci faccio qui?”. Se gli amministratori sapranno dare risposte a queste esigenze forse il futuro di queste terre potrebbe cambiare.

Antonio Barracca
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