L’Area marina protetta di Capo Caccia- Isola Piana si conferma Area speciale protetta di importanza mediterranea (Aspim). La riserva ha superato brillantemente la verifica da parte della commissione internazionale tecnica conservando così un titolo che detiene dal 2009 e che viene rinnovato ogni sei anni.

Per ottenere e poi mantenere questo prestigioso e importante status, bisogna costantemente promuovere iniziative di studio che permettano di monitorare annualmente lo stato di salute dei fondali, in particolare verificare il mantenimento di un elevato grado di biodiversità, nonché ottimizzare il funzionamento della struttura tecnica e di sorveglianza. 

“La conferma della certificazione Aspim, valida per altri sei anni, rappresenta per noi un importante risultato – ha commentato il direttore Mariano Mariani - che pone l’Azienda speciale di Porto Conte tra gli enti virtuosi del Mediterraneo nella gestione sostenibile delle risorse marine e costiere, compatibilmente con l’esigenza di salvaguardare le attività tradizionali, come la pesca artigianale, e le altre attività produttive consentite nella fascia costiera”.

Aree marine protette Aspim nel Mediterraneo (Foto Ufficio stampa Area Marina Capo Caccia- Isola Piana)
Aree marine protette Aspim nel Mediterraneo (Foto Ufficio stampa Area Marina Capo Caccia- Isola Piana)
Aree marine protette Aspim nel Mediterraneo (Foto Ufficio stampa Area Marina Capo Caccia- Isola Piana)

La verifica della Commissione si è protratta per un'intera giornata di lavoro tenutasi tramite videoconferenza tra il direttore Mariani, la struttura tecnica dell’Area marina protetta (Alberto Ruiu, Carmen Spano e Gabriella La Manna) e la stessa Commissione internazionale, presieduta da Leonardo Tunesi, capo del Dipartimento Tutela degli Habitat e della Biodiversità dell'Ispra, e costituita dalla francese Christine Pergent-Martini, esperta di fama mondiale per le tematiche di conservazione e tutela, dallo spagnolo Pep Amengual, anche lui con una lunga esperienza nella gestione delle aree marine protette e da Giulia Ceccherelli, docente di Ecologia Marina all’Università degli Studi di Sassari. 


 


 

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