Kent Haruf, scomparso nel 2014 a 71 anni, è stato uno degli scrittori più significativi del panorama letterario americano di fine millennio. Accostato spesso a Cormac McCarthy per la sua capacità di raccontare con sguardo partecipe e allo stesso tempo implacabile l'America più profonda – quella della provincia animata da un'umanità fragile, ostinata e tenace – Haruf ha ottenuto notorietà in tutto il mondo grazie alla cosiddetta Trilogia della pianura, data alle stampe tra il 1999 e il 2013 e pubblicata in Italia da NN Editore.

Sempre NN Editore propone ora l'unico romanzo mai tradotto in italiano del grande scrittore americano, La strada di casa (2020, pp. 192, anche e-book), pubblicato negli Stati Uniti nel 1990. Anche La strada di casa come gli altri romanzi di Haruf prende il via nella fittizia cittadina di Holt nel Colorado orientale. Qui fa ritorno, improvvisamente, Jack Burdette, a bordo di una vistosa Cadillac rossa targata California. Otto anni prima Jack era fuggito da Holt dopo aver sottratto 150 mila dollari ai suoi concittadini e aver abbandonato la moglie Jessie e i suoi due figli. Ora è di nuovo a casa, incurante del fatto che gli abitanti di Holt vogliano vendetta e che Jessie abbia trovato una nuova serenità accanto a Pat Arbuckle, direttore dell'Holt Mercury, il giornale locale, e suo vecchio amico. Ma Jack Burdette non è uomo da rispettare patti, amici e neppure leggi e sconvolgerà ancora una volta la vita della città di Holt.

Splendidamente reso in italiano da Fabio Cremonesi, traduttore di tutti i precedenti romanzi di Haruf, La strada di casa è un romanzo in cui ritroviamo alcuni dei tradizionali valori americani: il senso di appartenenza a una comunità, l'importanza della giustizia e della legge, la famiglia. Questi valori, come nelle altre opere dello scrittore statunitense, vengono messi in crisi a causa dei desideri, delle ambizioni, ma anche delle debolezze e fragilità degli esseri umani. In questo caso ad agire come un costante elemento disturbatore all'interno della vita di Holt è Jack Burdette, vero e proprio "cattivo" da romanzo classico: seducente, brillante, prestante, dotato di enormi talenti, sempre però messi al servizio di cause sbagliate oppure del proprio gigantesco ego. Di fronte a lui tutti gli altri abitanti di Holt, con la loro normalità e il loro grigiore, sembrano rimpicciolire, quasi scomparire, anche quando sono nel giusto e rappresentano la retta via di fronte al male espresso da Jack Burdette.

L'unica persona a non venire travolta da questo gigante malefico è la moglie Jessie, che riesce a dare un senso alla propria vita nonostante tutto e tutti. Anzi, più Burdette prosegue nella sua discesa negli inferi, più Jessie acquista, nel corso del romanzo, grandezza, splendore, la tranquilla serenità di chi si sente padrone della propria vita. Una tranquilla serenità che però non impedisce al male di tornare, perché nel mondo di Haruf gli eroi e anche le eroine devono fare sempre i conti con la crudeltà di una società come quella americana. Una società dove la legge del più forte non ha ancora passato del tutto la mano al diritto e alla giustizia e dove la pace non sempre arride ai giusti.
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