Montevecchio ha rappresentato, con i suoi importanti giacimenti piombiferi, l'alfa e l'omega della "grande storia" dell'industria mineraria della Sardegna, consumatasi in un secolo e mezzo di vita (1848-1991) e per gran parte guidata dagli eredi di Giovanni Antonio Sanna, che la fondò e la fece grande.

Una storia che rivive nel volume di Paolo Fadda "Montevecchio – L’Ingegnere che la fece più grande", che verrà presentato venerdì a Sassari, alle 18.30, al Circolo Sassarese di via Mercato 1, e sabato proprio a Montevecchio, nella mensa ex Impiegati di piazza Rolandi.

Il volume, edito da Carlo Delfino, ripercorre la storia della famiglia dei Sanna, che, spiega l’autore, "così come i Krupp furono giustamente chiamati i 'marchesi di Essen' ed i Marzotto i 'conti di Valdagno', meriterebbero il loro titolo araldico, così da essere ricordati come i 'baroni' di Montevecchio".

Alla famiglia Sanna, infatti, va sicuramente il merito di aver trasformato il sito in uno dei complessi minerari più importanti d'Europa. Poi, come spesso capita anche nelle storie delle dinastie regali, a uomini e donne avveduti e saggi si sono alternati personaggi sventati ed ingordi. Facilitatori, questi ultimi, della dolorosa fine della miniera.

Paolo Fadda, nato a Cagliari dove vive e lavora, è da diversi anni uno dei più attenti e acuti osservatori e raccontatori delle realtà socioeconomiche della Sardegna. È stato, tra gli anni '60 e '70 del Novecento, il primo presidente dell'Ente Minerario Sardo, la holding pubblica di governo dell'intero settore estrattivo dell'isola, delle cui vicende è divenuto ora uno dei più attenti conoscitori ed analisti.

(Redazione Online/v.l.)
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