Si chiama “Condivisione” la nuova installazione dell’artista Giorgio Casu che, dopo L’Albero della Vita, riporta il centro storico di Arzachena sotto i riflettori. E lo fa con un’esplosione di colori, ma soprattutto con temi che difficilmente potranno lasciare indifferenti le persone che si soffermeranno a guardarlo su Corso Garibaldi. 

L’artista di San Gavino Monreale, che ha esposto le sue opere un po’ in tutto il mondo, ha voluto celebrare la pace e la figura della donna, in un momento in cui Paesi come l’Iran, per citarne uno, ne calpestano ogni giorno i diritti e la dignità, negando anche l’accesso all’istruzione. Ma tra i gradini che portano alla chiesa di Santa Lucia, ci si imbatte anche nell’attualità della guerra, dove le foglie autunnali e la farfalla rappresentano la memoria dei caduti nel conflitto ucraino. 

«Ho voluto affrontare il tema dell’integrazione femminile – racconta Giorgio Casu - prendendo spunto dai tumulti in Medio Oriente che ci ricordano che in alcuni luoghi nel mondo le donne devono coprirsi il viso, non possono votare o guidare. Ho quindi deciso di rappresentare una donna che legge un libro, un’azione che, paradossalmente, oggi diventa rivoluzionaria».

Ricco di significato è il filo spinato che cinge la donna, ma lo è ancor di più il libro, simbolo della consapevolezza e richiamo al romanzo di Elsa Morante “La Storia”, che racconta il tema della guerra, ma anche quello della donna. Ancora qualche gradino a salire ed ecco rappresentati nella figura femminile un gioiello, il trucco accentuato e dei fiori che portano una nota di speranza e libertà.  «Il trucco vistoso, i fiori sulla testa e il gioiello – continua Casu - rappresentano il diritto di potersi esprimere, anche di essere appariscenti».

Soddisfatta la delegata alla cultura Valentina Geromino che vede nell’opera un grande attrattore culturale per il Centro Storico: «Questo intervento di arte urbana dedicato alla pace è pensato per essere condiviso, è un messaggio di pace che vuole essere un omaggio alla speranza come motore rivoluzionario. Abbiamo deciso di dedicare l’opera a tutte le donne, in particolare a quelle iraniane che stanno lottando ogni giorno per vedere riconosciuti i loro diritti».

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