Sono passati dieci anni dalla sera del 13 gennaio 2012, la sera in cui la nave da crociera Costa Concordia, con più di 4.200 persone a bordo, urtò uno degli scogli davanti all’Isola del Giglio. L’impatto fu terribile e provocò uno squarcio nello scafo, dando inizio a uno dei più grandi disastri della storia navale italiana: 32 morti e 110 feriti. Un disastro reso ancora più tragico dal panico che colse chi governava l’imbarcazione – comandante, parte degli ufficiali ed equipaggio – e tutti i passeggeri, lasciati soli al loro destino.

Il risultato fu un fuggi fuggi generale e senza alcuna organizzazione, un “si salvi chi può” che rischiò di fare più danni dell’incidente stesso. In mezzo al caos di chi cercava disperatamente di mettersi in salvò si trovò ad agire Mario Pellegrini, in quei giorni vicesindaco del comune di Isola del Giglio, il primo a salire a bordo della nave per soccorrere i passeggeri intrappolati e, dopo sei ore, l’ultimo a tornare a terra. Nel disastro totale Pellegrini agì potendo contare su un’unica certezza: la consapevolezza che non tutto era perduto perché vicino all’imbarcazione danneggiata c’era la sua isola. La riva era quindi vicina e con lei la salvezza.

Un'altra immagine della COncordia al Giglio (foto @PaoloDeFalco)
Un'altra immagine della COncordia al Giglio (foto @PaoloDeFalco)
Un'altra immagine della COncordia al Giglio (foto @PaoloDeFalco)

Nel volume “La notte della Concordia” (Bur, 2022, pp. 192, anche e-book) Mario Pellegrini ricostruisce, assieme a Sabrina Grementieri, le ore frenetiche, trascorse nel tentativo di mettere in salvo più persone possibili, fornendo un aiuto determinante per evitare una tragedia ancora più terribile di quella avvenuta. Attraverso il suo sguardo veniamo portati nei corridoi e sui ponti della Concordia, vivendo in presa diretta gli attimi più drammatici, e con lui incontriamo diversi eroi di quella notte, persone che hanno messo a repentaglio la propria vita per gli altri e che Pellegrini e Grementieri hanno rintracciato, per raccontare anche le loro storie. Insomma, un racconto corale che evita la ricerca dei colpevoli e lascia in disparte i temi stranoti che hanno affollato le cronache giornalistiche e giudiziarie successive al naufragio per presentarci il dramma delle persone comuni. E raccontarci come pochi, scegliendo di tirare fuori il proprio coraggio, possano fare la differenza.

A Sabrina Grementieri chiediamo allora di raccontarci come è nato questo libro:

“Ho incontrato Mario Pellegrini per puro caso, mentre ero in vacanza sull’isola del Giglio proprio nel suo albergo. Per quanto a suo tempo avessi seguito, come tutti, la tragica vicenda in televisione, non mi ricordavo di lui né avrei mai tirato in ballo il disastro. Infatti, solo l’ultima sera del mio soggiorno ci siamo ritrovati a parlare del naufragio. Io gli avevo raccontato che ero venuta al Giglio per terminare un mio romanzo e lui aveva confidato il suo desiderio di lasciare una traccia scritta della sua esperienza. Sono trascorsi diversi mesi prima che mi ricontattasse, ma io ero rimasta molto colpita dalla commozione che trapelava dalla sua voce mentre raccontava e non ha impiegato molto a convincermi. È nata così ‘La Notte della Concordia’”.

La copertina del libro
La copertina del libro
La copertina del libro

Che emozioni le ha lasciato sentire il racconto dalla viva voce di un testimone?

“Quando Mario mi ha raccontato per la prima volta di quella notte aveva gli occhi lucidi e la voce spezzata. E questo dopo otto anni dall’accaduto. Quando poi, nel corso della stesura, ho intervistato altre persone, in molti occhi ho visto la stessa emozione e questo mi ha commosso. E mi ha convinto a scrivere la loro storia. I loro racconti erano così intensi e vividi che sono riusciti a portarmi su quella nave quella notte, e sull’isola nei momenti successivi”.

Il racconto di Pellegrini le ha riservato delle sorprese?

“Sarebbe più semplice dire cosa non mi ha sorpreso. Mario è salito a bordo prima che la nave si ribaltasse. Ha vissuto i tragici momenti in cui molti hanno perso la vita, rischiando la propria. Ed è sceso per ultimo, seguito solo dal secondo ufficiale Canessa. Spesso, durante il racconto, ho avuto la sensazione di assistere a un action movie americano, tanto gli eventi mi sembravano incredibili. E la sua assenza di paura, la sua lucidità quasi innaturale: quello mi ha davvero sorpreso”.

Sabrina Grementieri (foto concessa)
Sabrina Grementieri (foto concessa)
Sabrina Grementieri (foto concessa)

Perché è tanto importante non dimenticare quello che è accaduto dieci anni fa?

"È importante non dimenticare perché la storia insegna. O almeno dovrebbe insegnare. Questo naufragio, unico al mondo - non era mai naufragata una nave di quelle dimensioni e non era mai stata effettuata prima un’operazione di rimozione di quella portata - dovrebbe ricordarci che l’arroganza e la superficialità possono creare danni immani. Ma anche che l’essere umano è in grado di agire con grandissima umanità ed altruismo. L’intervento tempestivo dei gigliesi e la loro accoglienza sono stati un aiuto fondamentale al soccorso dei naufraghi. E i legami che si sono instaurati tra naufraghi e gigliesi resistono tutt’ora. È su questo aspetto che abbiamo voluto puntare l’attenzione nel libro: l’eroismo di uomini comuni che non hanno voluto le luci dei riflettori perché, come molti di loro hanno affermato: ‘se qualcuno ha bisogno di aiuto che fai, non glielo dai?’”.

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