La nostra storia è globale
Un volume, curato da Massimo Della Misericordia e Claudia Fredella, per conoscere a fondo preistoria e antiche civiltàPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
I manuali sono degli strumenti fondamentali per acquisire le basi di ogni disciplina. “Regalano” le fondamenta di un determinato sapere, fondamenta su cui perfezionare la nostra conoscenza. I manuali hanno però spesso il limite di essere ancorati in maniera ferrea alla tradizione, alla convenzione. Tendono a essere rassicuranti, anche quando questo significa precludersi nuovi punti di vista, le conclusioni più recenti della ricerca. Questo vizio affligge in particolar modo la manualistica storica, quasi che avere a che fare con il passato imponga che non ci sia granché di alternativo o sorprendete da dire.
Eppure, negli ultimi anni molte novità sono emerse, soprattutto sulle più lontane vicende degli esseri umani, grazie all’utilizzo di nuove metodologie di indagine di tipo multidisciplinare in cui sapere storico, tecnologia e scienza vanno sempre più a braccetto e grazie a nuove prospettive che mirano a superare il paradigma eurocentrico e occidentale troppo spesso dominante, quando non esclusivo, soprattutto nell’insegnamento scolastico.
Il volume “Preistoria e storia antica” (Pearson, 2025, pp. 260, anche e-book), curato da Massimo Della Misericordia e Claudia Fredella, fa tesoro di quanto di innovativo è emerso recentemente sulle origini degli esseri umani, sull’epoca preistorica e sulle civiltà antiche. Il libro - nato come strumento per l’insegnamento nella scuola primaria, ma utile per chiunque ami la storia - da ampio spazio all'interpretazione delle fonti scritte e materiali, partendo dalla consapevolezza che per rinnovare la conoscenza storica e quindi insegnare storia in maniera diversa grande importanza deve essere data al rapporto diretto con le testimonianze giunte fino a noi. Testimonianze che vengono presentate sia alla luce degli approcci consolidati dalle tradizioni disciplinari, sia aprendo a nuove tesi e affrontando problemi ancora irrisolti. Lo stesso equilibrio lo ritroviamo nel modo in cui vengono presentate le culture dei vari continenti, senza lasciarsi schiacciare dal peso di convenzioni oramai superate. Questi presupposti hanno comportato il coinvolgimento specialisti di campi di ricerca diversi, per permettere di confrontarsi con linguaggi disciplinari differenti, che lascino emergere le modalità di costruzione dei saperi storici specifici, mostrando una conoscenza storica tutt'altro che immutabile, come invece spesso viene presentata soprattutto sui manuali scolastici.
Questo non significa ignorare le civiltà del Mediterraneo, della Mesopotamia oppure dell’antico Egitto oppure misconoscere l’importanza della Grecia classica o di Roma. Il volume non vuole limitare il nostro orizzonte storico, ma aprirlo a quelle civiltà dell’Asia, dell’Africa e delle Americhe di cui spesso ignoriamo quasi l’esistenza, quando invece hanno lasciato testimonianze archeologiche, artistiche e scritte sorprendenti e antichissime. Qualche esempio? Nelle Americhe le prime forme di coltivazione di alberi, palme e tuberi risalgono al 9500 a.C., mentre in Perù la città di Caral cominciò a fiorire nella stessa epoca delle grandi piramidi dell’Egitto. E ancora: in Cina la ceramica era diffusa già otto millenni prima di Cristo e in Africa, in Namibia sono state rinvenute raffigurazioni di animali datate tra 26 mila e 19 mila anni fa. Insomma, abbiamo ancora tanta storia da imparare, anche da un “semplice” manuale.