Interessanti novità sono emerse dal VII convegno di archeoastronomia in Sardegna, appuntamento dal titolo emblematico "La misura del tempo" in programma nel weekend a Sassari, e che anche quest'anno ha riservato sorprese nello studio degli antichi monumenti.

In particolare, per quanto riguarda le indagini sul complesso nuragico di Gremanu a Fonni, condotte da Simonetta Castia di Aristeo e da Michele Forteleoni della Società Astronomica Turritana, sembra esista un collegamento ideale, attraverso allineamenti, tra i templi a megaron nuragici e le fonti sacre.

La zona in cui si trova il sito di Gremanu, tra le più interessanti dell'età nuragica, è caratterizzata da raffinate e complesse soluzioni architettoniche e di captazione delle acque sorgive che si trovano alle pendici del Passo di Caravai. All'interno sono presenti due principali aree sacrali, funzionalmente distinte. E la scoperta è relativa a un perfetto allineamento in direzione Nord-Sud tra i due templi a pianta rettangolare ubicati all'interno del recinto sacro da una parte, e i templi a pozzo, collocati a centottanta metri a Sud, racchiusi da un temenos (recinto) che circonda e delimita anche la fonte sacra e una vasca per le abluzioni rituali.

Un'immagine dal convegno (foto Aristeo - SAT)
Un'immagine dal convegno (foto Aristeo - SAT)
Un'immagine dal convegno (foto Aristeo - SAT)

Una ricostruzione simile, di notevole interesse, è stata fatta anche dall'archeologo Andrea Polcaro riguardo all'analisi di alcuni dolmen studiati durante recenti campagne di scavo in Medio Oriente. Lo studioso ha dimostrato che non tutti gli orientamenti sono legati al ciclo solare, bensì può anche prevalere, in alcune situazioni, una correlazione più forte con la terra.

Una distinzione tra le diverse tipologie templari è stata chiarita anche da Paola Basoli nell'esposizione sui riti e miti del complesso "Sos Nuratolos" di Alà dei Sardi. E un altro studio di notevole interesse in chiave archeoastronomica è quello condotto da Michele Forteleoni in collaborazione con l'archeologa Lavinia Foddai e relativo all'area di Paule S'Ittiri, esteso villaggio di capanne con area sacra cultuale delimitata da un recinto, situato a breve distanza dal nuraghe Santu Antine. In questo caso sembra affiorare una visione di insieme, ma la lettura resta parziale e provvisoria per mancanza di uno scavo di approfondimento.

Altre analisi e approfondimenti di notevole interesse presentati in occasione del convegno sono quelli relativi al nuraghe Palmavera di Alghero, all'area di S'Arcu 'e is Forros, al complesso nuragico di Sant'Imbenia ad Alghero e alla villa romana di Santa Filitica a Sorso. E ancora approfondimenti in tema di tracce di cultura astronomica nell'Anatolia ittita del II millennio, sugli antichi calendari agricoli citati da autori del passato quali Esiodo, Virgilio e Columella, sull'eremo di Sant'Elia in provincia di Catanzaro che viene considerato importante punto d'incontro di antichi simboli in continuità tra cultura pagana e cristiana, nella Divina Commedia di Dante.

Un campanello d'allarme è invece quello reso noto da Paolo Colona dell'Accademia delle stelle, che a partire dalla lettura dell'Odissea di Omero ha invitato ad una riflessione su come la conoscenza del cielo nei secoli sia diventata sempre meno profonda rispetto a quella dei predecessori. "Non è plausibile conoscere appieno il mondo antico senza conoscere l'astronomia – ha sottolineato Colona –. Per questo l'archeoastronomia non può che essere fondamentale nella comprensione dei siti archeologici".

(Unioneonline/v.l.)
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