Il titolo è "La misura del tempo". Ma, forse, manca una parte: dovrebbe essere "La misura del tempo sprecato in comparsate televisive". Perché l'ultima avventura dell'avvocato Guido Guerrieri, il personaggio creato da Gianrico Carofiglio, è abbastanza deludente. Si ha quasi la sensazione che l'ex magistrato barese l'abbia scritto nei ritagli di tempo, tra un'apparizione e l'altra in tv (dove, per altro, merita di essere seguito per un'intelligenza e una preparazione che sembra sprecata nei talk show italiani).

Sia chiaro, si tratta pur sempre di un libro scritto da uno dei maestri del legal thriller italiano: tantissimi altri autori farebbero carte false per scrivere un romanzo così; probabilmente, per molti sarebbe l'apice, il capolavoro della loro carriera di scrittori. Ma da Carofiglio è lecito aspettarsi molto di più, soprattutto dopo un'attesa di cinque anni (l'ultimo libro con Guido Guerrieri, "La regola dell'equilibrio", è del 2014).

In tanti attribuiscono la frase "a pensare male si fa peccato ma spesso ci si azzecca" a Giulio Andreotti. In realtà, lo stesso notabile democristiano smentì l'attribuzione, raccontando di averla sentita per la prima volta nel 1939 dal vicario di Roma, il cardinale Francesco Marchetti Selvaggiani (il quale, a sua volta, la attribuiva a papa Ratti, Pio XI). In ogni caso, in questo caso è lecito "pensare male". Sembra quasi che Carofiglio abbia scritto questo libro perché, comunque, si deve campare. E perché la collana "Stile libero" di Einaudi era da troppo tempo priva delle avventure di Guido Guerrieri.

Ma che cosa c'è che non va in "La misura del tempo"? Il libro narra la vicenda di una donna, Lorenza Delle Foglie, che si presenta nello studio dell'avvocato per parlare del figlio Iacopo, condannato in primo grado per l'omicidio di un pusher. Una storia che si snoda tra il presente e il passato perché Lorenza non era una cliente qualunque: tanti anni prima, ebbe una relazione con Guerrieri che aveva appena superato l'esame da avvocato. Una storia, quella della relazione, lasciata, tutto sommato, a metà. Perché quella promettente musicista e fine intellettuale, l'ha finita a vivere grazie alle ripetizioni e a un lavoro saltuario da badante? Una delle tante domande lasciate senza risposte. La sensazione, alquanto fastidiosa, è che il racconto di quel passato serva ad allungare una storia che è leggerina. Naturalmente, vale la regola per la quale è vietato fare spoiler: quindi, nessuna rivelazione sul finale. Tranne il fatto che, tutto sommato, è abbastanza banale.

Meglio togliersi l'ultimo dente malato: Guerrieri tenta di essere ironico. Non gli riesce per nulla bene. "I suoi argomenti preferiti sono il Bari Calcio (tema che, nel suscitare il mio interesse, rivaleggia con La coltivazione dei mais biologico nelle pianure dell'Ucraina centrale o Nuovi orizzonti della frenologia) e i ristoranti…"; un esempio, di quello che i bambini chiamerebbero "spirito di patata". Ma, come già detto, si parla pur sempre di Carofiglio. E quindi, non è certamente tutto da buttare. Anzi. Se la procedura penale venisse spiegata come fa l'avvocato Guerrieri, gli studenti di Giurisprudenza aumenterebbero a dismisura. E chi non ha studiato leggi e pandette riesce, comunque, a capire regole che altrimenti apparirebbero incomprensibili (è il caso dell'articolo 62 del Codice di procedura penale citato a proposito della testimonianza che un poliziotto dovrebbe fare sulle dichiarazione rese informalmente da Iacopo nel momento in cui si trova nell'auto). In tempi in cui la definizione "analfabetismo funzionale" è particolarmente usata, merita di essere letto anche il discorso che Guerrieri tiene ai futuri magistrati. Magari, in questo modo, Carofiglio, ex magistrato - non va dimenticato - si toglie qualche sassolino dalla scarpa. "Un giurista", scrive, "deve - sottolineo deve - dedicare una cospicua parte del proprio tempo a cose che con il diritto, all'apparenza, non c'entrano nulla: leggere buoni romanzi, vedere buon cinema, anche buona televisione. Insomma, nutrirsi di buone storie".

E, giusto per aumentare il peso sul piatto della bilancia delle cose positive, "La misura del tempo" rappresenta anche uno stimolo proprio ad andare incontro a "buone storie". Cita romanzi, libri che davvero meritano di essere presi in considerazione. Perché, alla fine, le buone storie servono a tutti, non soltanto ai giuristi.

La copertina del libro
La copertina del libro
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