Come ci immaginiamo la Scandinavia noi gente del Mediterraneo? Livida, piuttosto fredda, piuttosto ordinata e sicura.

I romanzieri scandinavi, molto di moda negli ultimi anni a partire dallo Stieg Larson della serie Millennium, stanno progressivamente erodendo queste immagini stereotipate. Non che nelle terre del nord il cielo sia sempre azzurro oppure brilli il sole anche a Natale – per quanto il cambiamento climatico stia facendo sentire i propri effetti anche a quelle latitudini. Però certezze e sicurezze, almeno per l’animo umano, sembrano chimere anche in terra vichinga.

Una prova di più ci viene dal primo romanzo pubblicato in Italia dello svedese Tom Malmquist "L’aria intorno a noi” (NN Edizioni, 2022, pp. 304, anche e-book), un interessante mix tra giallo, detective story e seduta psicanalitica.

Nel libro, ottimamente tradotto da Katia De Marco, tutto ha inizio quando il protagonista, Tom Malmquist - omonimo dell’autore e suo alter ego - legge su un giornale vecchio di un ventennio la notizia della morte di Mikael K., trent’anni, trovato senza vita in una grotta alle porte di Stoccolma. Omicidio oppure suicidio? Il giornale non chiarisce la dinamica dei fatti e questo incuriosisce Tom, che era poco più che un ragazzo all’epoca dei fatti e che ha un vago ricordo di quegli eventi tragici. Decide di saperne di più e comincia a indagare sulla morte e soprattutto sulla vita di Mikael.

La copertina del libro
La copertina del libro
La copertina del libro

L’intenzione iniziale è quella di scrivere un libro, ma l’indagine costringe il protagonista a tornare indietro nel tempo, ai primi anni Novanta quando era un giovane che aveva abbandonato una promettente carriera nell’hockey senza un vero motivo, se non la mancanza di stimoli, di entusiasmo, di ambizione. Più si spinge nella sua indagine, inoltre, più emergono inquietanti analogie tra Tom e la vittima.

Il protagonista scopre in Mikael un uomo con poche qualità, chiuso e prigioniero delle proprie nevrosi, paure e ossessioni e si accorge di ritrovarsi come a guardare se stesso, in uno specchio certo distorto e deformato, ma non bugiardo e falso fino in fondo. Tom si rende contro di non aver mai conosciuto Mikael di persona, ma di sentirlo in qualche modo vivere dentro di sé. Si accorge che trovare un senso alla vita e alla morte di quello sconosciuto trentenne dimenticato da tutti può essere la chiave per dare un nuovo senso alla propria esistenza e intraprendere un nuovo inizio. L’alternativa è lasciarsi andare definitivamente, come probabilmente era accaduto a Mikael M.

Un libro, insomma, che si muove su più livelli quello di Malquist. È certamente una originale thriller psicologico, ma anche un romanzo di tardiva formazione data l’età del protagonista, non più un ragazzo, ma un quarantenne che fatica a venire a patti con le scelte della vita, il rapporto con la compagna e la prossima nascita di un figlio e di una figlia.

Un uomo che si considera senza qualità e che per questo non ha mai saputo rischiare fino in fondo e che dall’esistenza non ha mai preteso troppo. Un uomo, però, che per una volta, almeno una, non vuole fallire l’obbiettivo.

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