Sono trascorsi 50 anni. È il 7 maggio 1972. Poco prima delle 10 muore nel carcere di Pisa Franco Serantini, vent'anni, cagliaritano, che aveva abbracciato le idee dell’anarchia. Era rimasto nel penitenziario per due notti e un giorno, senza ricevere le cure di cui aveva  evidente necessità. “Due giorni prima - come ricorda Corrado Staiano nel libro “Il sovversivo” (con gli straordinari disegni di Costantino Nivola) – nel centro della città, una manifestazione degenera in guerriglia urbana, tra barricate, molotov, fumi di lacrimogeni. All'angolo tra Lungarno Gambacorti e via Mazzini, Franco - che è solo come sempre - viene accerchiato e aggredito da una decina di poliziotti suoi coetanei, tempestato di calci, pugni e manganellate con una ferocia che non risparmia neppure un lembo del suo corpo”. 

Una vita che sembra un romanzo e invece è reale in tutti i suoi snodi raramente felici. Franco Serantini nasce a Cagliari il 16 luglio del 1951. Non ha i genitori. Dopo l’abbandono in brefotrofio una tormentata adozione in Sicilia. Poi il ritorno in Sardegna dove viene accolto dalla suore del Buon Pastore a Giorgino. A 17 anni l’ennesima svolta della sua vita breve. Il Tribunale dei minori, di fronte alle religiose che manifestano l’impossibilità di tenerlo nell’istituto, lo indirizza verso il riformatorio. Franco Serantini, incensurato, con gravi carenze affettive, affronta un nuovo viaggio, questa volta con destinazione Pisa, Istituto di rieducazione maschile “Pietro Thouar”. Nella città toscana costruisce solide amicizie. Studia e lavora. Sono mesi intensi, i più felici della sua esistenza. Entra in contatto con il mondo dell’anarchia e con i movimenti animati da studenti e operai. Idee, slanci, energie per far camminare sogni, speranze, utopie. Sino alla sera del 5 maggio, sera di scontri e disordini nelle strade di Pisa. “La sera del 5 maggio del 1972 – scrive Staiano – nulla servì a salvare dalla furia della polizia, tra la bottega del vinaio e quella del tappezziere, un giovane non alto, ricciuto, gli occhiali da miope, il viso serio e sofferto, Franco Serantini, di vent’anni, sardo, anarchico, figlio di nessuno nella vita come nella morte”.  

L’inchiesta giudiziaria è una scia di aspetti mai del tutto chiariti come è avvenuto in casi  simili, anche recentissimi, della storia italiana. C’è chi ha voluto coltivare il dovere della memoria. A Pisa è nata la Biblioteca “Franco Serantini” per non dimenticare l’anarchico cagliaritano e la sua vita breve ma intensa.

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