Ora c’è l’esigenza di valorizzare e tutelare il gigante di pietra riportato alla luce a Cagliari, nel Parco di Monte Urpinu, dagli archeologi Giovanni Ugas e Nicola Dessì con l’aiuto determinante di Corrado Mascia, promotore della pagina Facebook “I custodi della memoria". Secondo il sindaco Paolo Truzzu si tratta di «una scoperta che potrebbe aprire nuovi scenari per la città. Purtroppo, restano poche tracce della maestosità del monumento, ma ciò che rimane ci consente di fare valutazioni significative sulla nostra storia più antica».

Gli scavi

La tutela presuppone un’accurata campagna di scavi. Ugas e Dessì sperano che possa essere avviata al più presto. «Siamo convinti che il nuraghe di Monte Urpinu sia stato un edifico ampio e poderoso, uno dei più grandi, se non il più grande della Sardegna. Gli scavi ci possono aiutare a capire meglio le sue caratteristiche». Secondo Truzzu «si può pensare a una valorizzazione in chiave culturale e turistica. Ovviamente dobbiamo parlarne con la Soprintendenza per capire quale strada seguire. Il nuraghe e le suggestioni che evoca potrebbero diventare aspetti in grado di arricchire un ideale tour tra chiese, monumenti e quartieri storici da offrire all’attenzione dei turisti».

Il museo

Il concetto di tutela di beni di grande valore archeologico come il nuraghe di Monte Urpinu è anche legato – ha sempre sottolineato l’archeologa Maria Antonietta Mongiu – all’idea di un museo che possa raccogliere in modo organico i tantissimi reperti della civiltà nuragica ritrovati nel capoluogo con uno sguardo rivolto al futuro. Ormai quindici anni fa, per vari motivi, non era stata realizzata l’idea del “Betile” nel quartiere di Sant’Elia: «Quanti Ulisse travestiti da Norax, Dedalo, Ercole, Iolao, con miti e saperi, arrivando da est e da ovest, – ha scritto la studiosa – lambirono la Sardegna perché erano noti i suoi abitanti e le sue risorse? Il golfo di Cagliari fu da sempre un’accogliente porta d’ingresso. Che sia diventata ininfluente nel suo mare perché le si nega un luogo dove oltrepassare la linea d’ombra delle semplificazioni identitarie per riconoscersi sintesi delle epiche mediterranee? La legittima ubicazione del “Betile” a Cagliari era ed è necessaria, non perché capoluogo, ma luogo di contaminazioni e opportunità di ricostruzione semantica. Chi va in Regione eredita sempre quel sogno». L’assessore regionale del Turismo Gianni Chessa sottolinea il valore che la Giunta Solinas attribuisce agli itinerari archeologici: «Il nuraghe appena scoperto si inserisce a buon diritto in questo contesto. Di questo straordinario ritrovamento si parlerà sicuramente alla Fiera dell’Archeologia in programma a Cagliari nel prossimo mese di maggio».

Interrogazione

Il consigliere comunale Marcello Polastri, con un’interrogazione, auspica «l'avvio a Monte Urpinu delle ricerche archeologiche in sinergia con la Soprintendenza, l’Università e la Regione». Nei social si è ampiamente discusso, dopo l’articolo pubblicato ieri sull’Unione, del nuraghe di Cagliari. In tanti, con entusiasmo, hanno manifestato apprezzamento agli artefici della scoperta. Una minoranza, nel quadro di una vivace dialettica, si è orientata verso lo scetticismo e l’aperta contrarietà.

Massimiliano Rais

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