Il Mut di Stintino inaugura la mostra di Massimo Caria
Esplora il rapporto tra generazioni e il lascito emotivo e creativo nel tempoPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Il Mut - Museo della Tonnara di Stintino - ha inaugurato la mostra “Di padre in figlio” dell’artista Massimo Caria, che esplora il rapporto tra generazioni e il lascito emotivo e creativo nel tempo. Dopo ”Strappi” (Firenze 2025) Massimo Caria prosegue il suo percorso con ”Di padre in figlio. Una mostra, una storia, un dono”, un progetto intimo e potente che affonda le radici nella memoria di una famiglia, quella dell’artista, che da quasi cento anni intreccia la propria con quella di Stintino.
Tutto comincia negli anni Trenta quando il sassarese Giovannino Rubattu, il nonno, lascia sulla strada sterrata da Sassari a Stintino i segni della sua Balilla con cui trasporta persone, storie e futuro, prima di aprire in via Sassari l’unico bazar del paese, un punto dove è possibile acquistare dalle pellicole fotografiche alle pentole, dall’abbigliamento agli articoli per la pesca. Poi ci sono i colori vibranti di Mario Caria, il padre, e la ricerca artistica di Massimo, il figlio, che invitano a riflettere su un luogo che non è solo geografia ma che si rinnova grazie a chi lo abita e lo racconta.
Come si racconta la vita nella casa davanti al faro, le sere d’estate a Capo Falcone e i balli al molo dove Giovannino portava il grammofono, mentre l’espansione del paese prende forma grazie anche al lavoro di Mario, geometra, che ne ridisegna il volto con nuove strade e lotti abitativi. "Di padre in figlio” perché la passione per l’arte arriva a Massimo dall’infanzia, quando Mario comprava libri su mostre e pittori e lasciava in casa colori e pennelli. Olio, spatole, competizione e ribellione portano Massimo verso l’astratto mentre il padre è fedele alle figure.
La prima vendita arriva per Massimo intorno ai 16 anni, quando una zia che lavorava come receptionist all’albergo Silvestrino porta con sé un quadro che viene subito acquistato: è l’inizio della sua evoluzione personale e artistica. Dopo una vita professionale a Firenze, dove insegna Storia dell’Arte, il ritorno a Stintino diventa per Massimo Caria casa, rifugio, riconciliazione. La mostra a cura di Lorena Piras, si propone come ponte tra arte e ricordi, le opere dialogano con il Museo e il territorio: alcune sono legate al mare, altre guardano verso l’archeologia dell’entroterra. Centrale è il dono al Museo della Tonnara di un’opera di Mario Caria: due tonnarotti colti nel gesto del taglio del pesce, figure senza volto, simboli universali di fatica e manualità.