I narratori del banditismo: "Il killer senza voce"
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Purtroppo di faide non si può parlare soltanto al passato remoto. Le cronache della nostra Isola dicono che ci sono ancora. E aggiungono che in alcuni paesi continuano a piantare croci insanguinate.
Talvolta colpiscono a caldo, come a dare tragica evidenza all'intenzione di non voler spezzare la catena di odio che lega famiglie o gruppi. Tal'altra si rifanno vive dopo anni, a conferma del proverbio che esalta la vendetta consumata a freddo. Tanto, a chi deve capire, il messaggio arriva forte e chiaro. Faida, dunque, come fenomeno che fuori dall'ambiente in cui è maturata, spesso non si riesce nemmeno a interpretare.
IL VOLUME - "Il killer senza voce" (edizione con titolo modificato de "Il Muto di Gallura" di Enrico Costa) aiuta molto a conoscerla e valutarla. È pubblicato nella Collana "I narratori del banditismo" della "Biblioteca dell'identità" de L'Unione Sarda. Sarà in tutte le edicole della Sardegna da oggi, mercoledì 26 luglio. Segue "Storia di sesso e sangue" di Umberto Oppus e precede "Il potere che uccide" di Maria Francesca Chiappe (2 agosto) e "La vita è solo merce" di Antonio Cossu (9 agosto).
Il volume ripropone il testo originale pubblicato nel 1884. È cioè un racconto che ha tutte le caratteristiche formali dell'Ottocento. Ma, va detto subito, questo esalta - non solo in un'ottica letteraria e culturale - l'eleganza e l'efficacia della prosa di Enrico Costa alla quale un secolo abbondante non ha di certo sottratto freschezza e incisività.
L'AUTORE - Enrico Costa è scrittore di obiettivo valore. Sassarese, figlio di un musicista, orfano a dieci anni, fu impiegato in alcune banche. Sin da giovane mostrò però di nutrire e coltivare interessi culturali. Anche per questo fu assunto in Comune ed ebbe l'impegnativo incarico - assolto poi con dedizione appassionata - di curare l'archivio storico della città.
Enrico Costa aveva un'impressionante resistenza al lavoro. È stato infatti un autore straordinario di bozzetti, novelle, romanzi, poesie, testi teatrali, saggi. E anche grande promotore di iniziative culturali ed editoriali. Secondo la critica più attenta la sua opera principale è "Sassari": oltre duemila pagine, nelle diverse edizioni che si sono succedute nel tempo, per raccontare non soltanto la storia della città dalle origini al 1900, ma anche la società, i personaggi, le chiese e le istituzioni civili, culturali e religiose.
Anche il volume dedicato al killer senza voce, allo spietato "Muto di Gallura", è per molti versi da considerarsi un capolavoro. Ha infatti il valore certamente notevole di una sostanza agganciata alla realtà e narrata con stile coinvolgente. "Non ho scritto un romanzo", diceva Enrico Costa: "I fatti ch'io narro sono veri. Veri nei particolari, nei nomi dei personaggi, nei luoghi dell'azione, nei tempi in cui accadevano e fin nei dialoghi che riporto".
TRA REALTA' E LEGGENDA - Nato a Tempio nel 1827, il bandito si chiamava Bastianu Addis Tansu. Il suo nome è legato alla tremenda faida che sconvolse il territorio di Aggius. Tra realtà e leggenda è stato descritto come un bell'uomo: alto, asciutto, biondo, occhi neri, molto intelligente e astuto. Persino il fatto di essere sordomuto dalla nascita contribuiva ad avvolgerlo nell'aria romantica di protagonista di una sorta di poema nel quale confluivano amore, onore, vendetta e morte. Molti lo consideravano figlio del diavolo, altri - pur senza ammetterlo apertamente - lo trovavano simpatico.
Tutto è nato da una promessa di matrimonio non rispettata. Il killer senza voce appariva all'improvviso, uccideva e scompariva. Inutilmente gli davano la caccia, sapeva nascondersi e sfuggire alle ricerche con un'abilità eccezionale. Sinché un giorno - aveva da poco superato i trent'anni - scomparve misteriosamente. E sulla sua fine si è detto - in mancanza di prove certe - tutto e il contrario di tutto: per esempio, che avesse deciso di togliersi la vita, che fosse andato in Corsica a rifarsi una vita, che a un omicidio a tradimento fosse seguito l'occultamento del cadavere.
Una storia senza dubbio a tinte forti che Enrico Costa ha saputo raccontare - dopo impegnative ricerche sul campo - da grande e appassionante scrittore. E anche da abile e scrupoloso reporter.
Gianni Filippini