L’afflato emotivo pervade le sensazioni di un io che si aggira nel mondo con sguardo attento. Quello di Yari Lepre Marrani, nato a Milano nel 1982, scrittore, poeta, giornalista e studioso, che nella sua nuova raccolta di poesie: “I canti di un pellegrino”, pubblicato da Booksprint, vive l’esperienza quotidiana come occasione di scoperta e di rivelazione. Anche i dettagli che sembrano insignificanti si trasformano in segni da interpretare per comprendere e comprendersi. Lo sguardo L’io lirico così si aggira errante per il mondo; lo vive e lo osserva, cogliendolo attraverso i sensi: le montagne, i deserti, le campagne sono percepite nell’intensità del loro aspetto. Le sensazioni sono sublimate in un itinerario interiore, scandito da momenti precisi: l’amore per una donna, l’affetto per un parente, la speranza per un domani migliore. Ogni giorno porta con sé dubbi e domande, desideri e paure, sogni e delusioni, per un’esistenza in cui la resilienza e il coraggio sono strumenti necessari. La musicalità delle parole di Yari Lepre Marrani e le citazioni più o meno esplicite punteggiano i versi e le strofe, che insistono sulle ragioni del cuore. I temi Tra le poesie, spicca “Israele”, segno dell’attenzione del poeta per la civiltà giudaico-cristiana. La natura è segnata dal tormento: le “rive insanguinate” accolgono i figli “perseguitati e persecutori”, ma non sono ancora “sazie”. I suoni rievocano i pianti e le preghiere di chi vive quella tragedia che si chiama “guerra”, mentre il pensiero si rifugia in chi ha dedicato la sua arte per la patria: Omero, Dante Aligheri, John Milton. Stile Le antitesi de “I canti di un pellegrino” mostrano il conflitto dei sentimenti, le enumerazioni danno il ritmo alle emozioni, le metafore amplificano una realtà già di per sé suggestiva. E poi ci sono gli spazi bianchi e le cesure, quelle pause in cui il lettore ha il momento per riflettere. E per ritrovare il senso profondo dell’umanità nel dialogo con se stesso.

Maura Murru 

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