L’11 febbraio è la data simbolo scelta dalle Nazione Unite per promuovere l’uguaglianza di genere in ambito scientifico e favorire l'ingresso dei talenti rosa alle professioni di settore.

Nonostante siano innegabili i risultati ottenuti dalle donne nell’ambito della scienza e della tecnologia, ancora oggi le statistiche le vedono numericamente "deboli" rispetto ai colleghi maschi e un recente studio condotto in 14 Paesi registra un forte gap di genere anche a livello scolastico, ad esempio nell’accesso a lauree specialistiche e dottorati di ricerca.

Per avere un'idea immediata della disparità tuttora esistente basti pensare che il 97 per cento dei prestigiosi Premi Nobel scientifici è stato assegnato a uomini.

Una sperequazione anacronistica che va corretta e che si può spiegare solo in parte con la resistenza di pregiudizi e stereotipi, nonostante i grandi contributi in termini di scoperte e traguardi scientifici di personalità del passato come Marie Curie, Emmy Noether (fondatrice dell'algebra moderna), Pia Nalli (ordinaria di analisi matematica all'università di Cagliari), Rita Levi Montalcini, Lise Meitner (tra gli scopritori della fissione nucleare) e Cecilia Payne (studiosa della composizione chimica delle stelle), Margherita Hack.

O, ancora, figure contemporanee come Samantha Cristoforetti, prima donna italiana negli equipaggi dell’Agenzia Spaziale Europea, e l’astronoma Marica Branchesi, inserita da "Nature" tra le 10 scienziate più influenti.

Per fotografare meglio la situazione italiana abbiamo raccolto le storie personali e professionali di cinque donne scienziate, tra ambizioni, difficoltà, traguardi e progetti per il futuro.

LE INTERVISTE

VALENTINA VACCA E MAURA PILIA:

VALENTINA GALLUZZI:

DARIA GUIDETTI:

SILVIA CASU:

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