Giorgio Diana, lo chef di Pirri nella top mondiale: "La cucina è la mia vita"
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È emigrato da Cagliari a neanche 20 anni e ora è stato inserito, per la seconda volta consecutiva, nella classifica The best chef Awards, che comprende i 300 migliori chef del mondo e che conta solo 46 italiani, tra cui Massimo Bottura, Carlo Cracco e Antonino Cannavacciuolo.
Lui è Giorgio Diana, 36 anni. L'Unione Sarda.it lo ha raggiunto al telefono, al Cairo, dove lavora oggi, da vero giramondo.
Quando è iniziata la sua carriera nell'alta cucina?
"Ero giovanissimo. Sono nato e cresciuto a Pirri, ma dopo la scuola ho deciso di trasferirmi in Germania, a Monaco di Baviera.
Perché proprio a Monaco?
"Me lo consigliò un mio professore dell'alberghiero, che mi diede anche un primo contatto. Lì ho avuto la fortuna di collaborare con Giovanni Marchesani e altri chef di altissimo livello, lavorando nei migliori ristoranti, tutti stellati. Così mi sono fatto conoscere e ho iniziato a girare il mondo".
Quali Paesi ha toccato?
"Sono stato un po' dappertutto da Hong Kong alla Crimea, continuando a lavorare assieme ai più grandi. Uno su tutti: Gordon Ramsey".
Il personaggio più famoso per cui ha cucinato?
"Sono molti. Ma direi Vladimir Putin. In quel periodo lavoravo in Crimea e dopo l'annessione alla Russia il presidente veniva spesso per partecipare a incontri e meeting. Io curavo l'organizzazione della parte culinaria".
E ora? Dove lavora?
"Sono in Egitto, al Cairo, executive chef delle prestigiosa catena Pier 88. Ma presto farò di nuovo le valigie, visto che apriremo nuovi locali a Granada e Cipro".
Viaggiare le pesa?
"No, fa parte del mio lavoro e, quindi della mia vita".
Qual è la sua specialità?
"Sono specializzato nei piatti della cucina francese, in quella internazionale e anche in quella asiatica".
Ma è più noto per la carne o per il pesce?
"Forse per le preparazioni a base di pesce, in particolare le marinature".
Il suo piatto preferito della tradizione culinaria sarda?
"Qui non ho dubbi: la fregola col granchione".
Torna in Sardegna ogni tanto?
"Sì, almeno una volta l'anno, per vedere parenti e amici. Sono molto legato alla mia terra".
Un consiglio ai giovani che vogliono intraprendere la carriera culinaria?
"Devono mettercela tutta, per pura passione, senza l'illusione dei soldi o di finire in televisione. Sempre pronti a lavorare anche 15 ore al giorno, a dimenticarsi le domeniche, feste e i fine settimana. E devono mettere in conto che spesso dovranno rinunciare anche ad avere una vita privata. Questa professione è così. È necessario dare sempre il 100%. Dunque, uomo avvisato, mezzo salvato".
Luigi Barnaba Frigoli
(Unioneonline)