Frankenstein: quando l'uomo sfida la natura
In audiolibro il capolavoro di Mary ShelleyPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Era una notte buia e tempestosa…no, non è il più tradizionale degli inizi per un racconto dell'orrore. "Frankenstein", il famoso romanzo di Mary Shelley e uno dei capolavori della letteratura del terrore, cominciò a prendere forma proprio in una notte oscura e di tempesta del 1816. Durante la serata Lord Byron, grande poeta romantico, propose quasi per gioco agli amici riuniti nella sua villa in Svizzera di scrivere un racconto dell'orrore. Folgorata da una spaventosa visione notturna, Mary Shelley, allora diciannovenne e alla sua prima prova letteraria, cominciò a scrivere la storia agghiacciante di uno scienziato dall'ambizione sconfinata, così enorme da portarlo a tentare di generare la vita dalla morte.
Il nome dello scienziato è naturalmente Victor Frankenstein e l'impresa che lo ha consegnato all'immaginario universale è la realizzazione della sua "creatura", un mostro sgraziato, terrificante e dalla forza sovrumana, prodotto assemblando parti di cadaveri. Un mostro capace di ribellarsi e di diventare un incubo incontrollabile per il suo creatore come ben sanno generazioni di lettori e anche milioni di persone che hanno visto le tante riduzioni cinematografiche del romanzo di Mary Shelley.
Un romanzo che oggi diventa disponibile in audiolibro (Emons Editore, 2019, anche scaricabile in mp3) nella convincente interpretazione dell'attore Massimo Popolizio. Un'interpretazione che ci permette di cogliere pienamente il fascino allo stesso tempo inquietante e seducente del libro. Inquietante perché ci costringe a fare i conti con le nostre paure, prima fra tutte la paura della morte e il desiderio di trovare un modo per sconfiggerla. Seducente perché il dottor Frankenstein è il prototipo dell'uomo moderno, imbevuto di scienza e sicuro dei suoi mezzi e delle sue possibilità fino all'estremo. È l'uomo senza limiti che tanto spazio trova nella nostra cultura contemporanea. Non è certo un caso che anche noi, come il dottor Frankenstein dopo aver creato il suo "mostro", ci troviamo a volte a domandarci se la scienza non si stia spingendo troppo oltre nella sua volontà di superare i limiti del conosciuto.
Il romanzo della Shelley, pur scritto oltre due secoli fa, ci conduce, infatti, a riflessioni di straordinaria attualità sull'uomo, le sue straordinarie capacità e la sua incontrollabile ambizione e presunzione.
Frankenstein ci ricorda allora quanto il sapere scientifico richieda coscienza, capacità di comprendere quello che stiamo facendo e quello che sta accadendo attorno a noi.
Inutile, infatti, pensare di arrestare il progresso solo con i divieti. Lo si deve accompagnare e gestire grazie a una coscienza intesa in senso moderno. Una coscienza che è capacità di giudizio e quindi di distinzione tra bene e male, tra giusto e ingiusto. Una coscienza che all'interno di noi è vigile e giudica quello che anche noi facciamo e sa ascoltare le sollecitazioni provenienti dall'esterno senza esserne succube. Perché, come sosteneva Cicerone, la coscienza è quanto di più divino sia stato concesso all'uomo. Ed è l'unico modo per superare i limiti della nostra umanità senza creare mostri e ritrovarci in un incubo come quello raccontato magistralmente da Mary Shelley.