Ministro, perché non ha acquistato casa a Porto Cervo?

«Costano troppo. Troppo per le mie tasche. Ma c’è anche un altro aspetto».

Quale?

«La Sardegna vera, più autentica, a mio avviso, non è quella della Costa Smeralda. Mi permetta di dire che parlo con cognizione di causa: mia nonna paterna era di Sassari, quella materna di mia moglie di Usini, conosco bene la vostra meravigliosa isola. “No potho reposare” è stata la colonna sonora al nostro matrimonio».

Dario Franceschini, 63 anni, ministro alla Cultura del governo di Mario Draghi, risponde via telefono molto cordialmente dalla casa appena acquistata a Maracalagonis. Ha trascorso nel Cagliaritano l’ultimo fine settimana in totale relax e conta di tornare per le ferie estive concesse dal suo impegno istituzionale.

Come mai proprio a Maracalagonis?

«Cercavo da tempo una casa a corte tipica campidanese, lontana dalle zone troppo affollate di turisti, vicina comunque al mare, magari in un borgo tipico non troppo distante da una città come Cagliari che ha tutto ed è bellissima. Ho trovato questa casa su Internet e con mia moglie siamo venuti a vederla. Ci è piaciuta molto, abbiamo concluso l’acquisto».

Soddisfatto?

«Moltissimo. Sarà il nostro buen retiro, per trascorrere in serenità, con familiari e amici, giornate in totale relax, all’insegna del riposo e delle cene con la cucina e i vini sardi».

Come si è trovato?

«Magnificamente. Ho trovato a Maracalagonis ospitalità e gentilezza, aspetti tipici dell’accoglienza sarda che ben conosco».

Davvero?

«Sì. Per questioni familiari sia io sia mia moglie abbiamo sempre frequentato la Sardegna. La spiaggia di Stintino è tra le più belle al mondo. Ricordo tante giornate a Porto Ferro. E poi in quarant’anni di politica tra Dc e Pd ho nell’Isola tanti amici. Ma sarebbe riduttivo parlare della Sardegna associandola soltanto al mare».

Come mai una casa campidanese e non una villa?

«Ho visitato in Messico la casa museo della pittrice Frida Kahlo. Una casa costruita attorno a una corte interna, gli spazi pensati in base alle esigenze della famiglia e della campagna. Con i magazzini, le lolle, gli alberi sotto i quali godere dell’ombra. Un esempio di architettura senza architettura, colorata, coloratissima: in pratica una casa campidanese nell’altra parte del mondo. Ci siamo innamorati di queste case tipiche che abbiamo ritrovato nel Sud Sardegna. Sono un patrimonio culturale dell’Isola, a mio avviso, inserite in borghi che è necessario valorizzare per la loro storia, per la cultura e la tradizione. Noi l’abbiamo cercata e acquistata. Con gioia».

Restauro complicato?

«Assolutamente no. Abbiamo solo pensato a lasciare intatta la destinazione dei locali, i materiali, i colori. È fondamentale rispettare la storia delle case campidanesi, abitazioni uniche, i lavori in queste case tipiche hanno anche un aspetto culturale importante, fatto di ricerche, studio, rispetto della storia della costruzione, in questo caso sorta tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. Adesso possiamo godercela».

La notizia si è sparsa in fretta.

«Vorrei che venisse rispettata la mia riservatezza: sono un semplice cittadino che vuole trascorrere in totale armonia qualche momento di vacanza in Sardegna, lontano dai riflettori, dagli incontri ufficiali, dalla politica».

Però lei è un ministro. Alla Cultura.

«Guardi, solo un accenno al mio lavoro. Pensiamo che attraverso la Cultura la Sardegna possa diventare una meta turistica tutto l’anno. I giganti di Monte Prama possono diventare gli ambasciatori della Sardegna in tutto il mondo».

C’è anche la questione politica del Pd sardo…

«Mi spiace, sono in vacanza a Maracalagonis, la politica la lasciamo fuori dal portone di casa».

© Riproduzione riservata