“Le artiste di cui scrivo sono diverse fra loro per epoca, situazione familiare, carattere. Povere o benestanti. Istruite o quasi analfabete. Ma c’è qualcosa di essenziale che le accomuna: il talento e la voglia di non piegarsi alle regole del gioco imposte dalla società del loro tempo”.

Così Elisabetta Rasy - scrittrice, giornalista e saggista - spiega il filo rosso che unisce le donne ritratte da lei con pennellate interessanti nell’opera “Le disobbedienti. Storie di sei donne che hanno cambiato l’arte”.

Un libro tutto da gustare, che grazie a queste artiste, intraprende un viaggio nel tempo e proprio per questo ci consente anche di fare un gradevole ripasso della storia: Artemisia Gentileschi, Elisabeth Vigée Le Brun, Berthe Morisot, Suzanne Valadon, Charlotte Salomon e Frida Kalo.

Di ciascuna la brava autrice racconta la vita, fermando la sua attenzione sui dettagli dell’intimità che delineano il destino delle diverse artiste. È come se ognuna guardasse dritta negli occhi la lettrice o il lettore per invitarli, pagina dopo pagina, a scoprire il vigore e l’audacia con cui hanno combattuto e vinto la dura lotta per affermarsi.

Una battaglia per ciascuna di queste artiste costellata di obblighi, divieti, incomprensioni e pregiudizi. Ma che ha consentito di cambiare per sempre, grazie alla propria opera, l’immagine della donna nel mondo dell’arte. Realtà in cui spesso sono stati gli uomini a farla da padroni. Esattamente per questo Elisabetta Rasy sostiene siano maestre di disobbedienza.

“Quando sono finalmente diventate le artiste che volevano essere” spiega l’autrice “ognuna a suo modo ha rivolto alla realtà femminile uno sguardo diverso e partecipe, capace di raccontarne gioie e ferite come la mano maschile non aveva mai fatto. E ognuna di loro, con la sua energia e indocilità, ha contribuito a cambiare la posizione femminile nella gerarchia artistica, da una eterna periferia al centro della scena”.

Ognuna delle pittrici scelta da Elisabetta Rasy ha voluto lasciare la sua immagine impressa in un autoritratto. E infatti a introdurre le artiste, è proprio il loro originale modo di vedersi nella pittura.

L’opera si apre con il ritratto di una figura unica nel suo genere e ci fa così incontrare la diciottenne Artemisia Gentileschi, stuprata a diciotto anni da un amico del padre, in fuga dalle calunnie romane dopo un processo infamante.

La giovane e promettente artista, erede di Caravaggio come lui stesso la definì, si fa strada nella Firenze dei Medici e decide di non rinunciare all’amore. Una scelta che la costringerà ad affrontare non poche situazioni di disagio, sempre vissute con grande coraggio.

Elisabeth Vigée Le Brun è la ritrattista di Maria Antonietta: la sua storia colpisce in particolare perché attraversa l’Europa contesa dalle corti più importanti senza mai lasciare la sua figlioletta. La famiglia e i critici accademici ostacolano non poco la carriera di Berthe Morisot ma questo certo non la scoraggia e non le impedisce di diventare la “prima signora” degli Impressionisti.

E arriviamo poi a scoprire la vita tutt’altro che banale di Suzanne Valadon, amante e modella dei grandi artisti della Parigi di fine Ottocento, che sceglie di diventare lei stessa pittrice intraprendendo una coraggiosa lotta alla povertà e ai preconcetti. Particolarmente toccante, poi, la storia di Charlotte Salomon: quando sente avvicinarsi la fine per mano del boia nazista, la giovane narra la sua breve e tempestosa vita in un’unica opera che al disegno unisce la musica e il teatro.

Infine, come definire al meglio Frida Kalo? Geniale, unica, ardita, originale. Ci sarebbero ancora molti aggettivi, forse non sufficienti a descrivere questa figura di donna che non si è fermata davanti a niente. Nemmeno quando, fin da giovanissima, si vede straziata dalle malattie. La sua è stata una continua sfida alle sofferenze fisiche e ai tormenti d’amore.

Tutta la sua vita è racchiusa nelle sue opere magnifiche, monumentali, provocatorie. E che dire del suo look travolgente? Colori accesi e dettagli originali che non sono passati certo inosservati ai critici, come al grande pubblico. Impossibile non amarla restandone affascinati.
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